10 Novembre 2025
Trump-Visti Fonte: X @TheWest_Report
Gli stranieri che cercano un visto per vivere negli Stati Uniti potrebbero vedersi rifiutare la richiesta se soffrono di determinate condizioni mediche, tra cui diabete, obesità o tumori. È quanto prevede una nuova direttiva emanata giovedì dall’amministrazione Trump, che punta a escludere dal Paese i soggetti considerati a rischio di diventare un “onere pubblico”, ossia un potenziale peso per le risorse statunitensi.
Le nuove disposizioni, inviate ai funzionari delle ambasciate e dei consolati, istruiscono gli ufficiali a considerare non idonei all’ingresso negli Stati Uniti i richiedenti che potrebbero dipendere da benefici pubblici o che, a causa dell’età o delle condizioni di salute, rischierebbero di gravare sul sistema. Secondo gli esperti, la misura amplia notevolmente l’elenco delle patologie da valutare e conferisce agli ufficiali consolari un potere più ampio nelle decisioni sui visti.
La direttiva si inserisce nella campagna aggressiva e divisiva dell’amministrazione Trump, che punta a ridurre drasticamente i flussi migratori. Negli ultimi anni la Casa Bianca ha avviato arresti di massa quotidiani, imposto divieti per rifugiati di determinati Paesi e progettato di limitare il numero complessivo di ingressi consentiti negli Usa.
Le nuove linee guida rendono la salute degli immigrati un elemento centrale nella procedura di domanda. Si applicano quasi a tutti i richiedenti, ma verosimilmente verranno utilizzate soprattutto nei casi di richiesta di residenza permanente, ha spiegato Charles Wheeler, avvocato senior della Catholic Legal Immigration Network.
"Devi considerare la salute del richiedente", recita il cablogramma. "Alcune condizioni mediche — tra cui, ma non solo, malattie cardiovascolari, respiratorie, tumori, diabete, malattie metaboliche, neurologiche e disturbi mentali — possono richiedere cure dal valore di centinaia di migliaia di dollari."
Circa il 10% della popolazione mondiale soffre di diabete, mentre le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo. Il documento invita inoltre a prendere in esame altre condizioni come l’obesità, che può provocare asma, apnea del sonno e ipertensione, nell’ottica di valutare un possibile “onere pubblico”.
"Tutte queste possono richiedere cure costose e di lunga durata", si legge nel testo.
I funzionari sono anche istruiti a verificare se i richiedenti abbiano risorse economiche sufficienti per coprire eventuali cure senza assistenza governativa: "Il richiedente ha risorse finanziarie adeguate per coprire i costi di tali cure per tutta la durata della sua vita prevista, senza ricorrere a sussidi pubblici o istituzionalizzazione a spese del governo?", chiede il cablogramma.
Secondo Wheeler, il linguaggio del documento appare in contrasto con il Manuale degli Affari Esteri, che vieta il rigetto di una domanda in base a scenari ipotetici. Le nuove regole spingerebbero gli ufficiali a elaborare "le proprie idee su cosa potrebbe causare un’emergenza medica o costi sanitari futuri". "È preoccupante", ha aggiunto, "perché non sono formati in ambito medico, non hanno esperienza in questo campo e non dovrebbero fare previsioni basate su conoscenze personali o pregiudizi."
La direttiva invita inoltre a considerare la salute dei familiari a carico: "Qualcuno dei familiari a carico presenta disabilità, malattie croniche o altre esigenze particolari che richiedono assistenza tale da impedire al richiedente di mantenere un impiego?", domanda il testo.
Attualmente, gli immigrati devono già sottoporsi a una visita medica ufficiale da parte di un medico approvato da un’ambasciata statunitense. I controlli comprendono malattie trasmissibili come la tubercolosi e la verifica delle vaccinazioni obbligatorie contro morbillo, poliomielite ed epatite B. Tuttavia, la nuova direttiva va oltre, sottolineando che anche le malattie croniche devono essere considerate.
"Tenere conto della storia diabetica o cardiaca di una persona — è piuttosto esteso", ha commentato Sophia Genovese, avvocata per l’immigrazione alla Georgetown University. "C’è già un certo grado di valutazione, ma non al punto da ipotizzare scenari come 'E se qualcuno avesse una crisi diabetica?'. Se questo cambiamento verrà applicato subito, causerà ovviamente una miriade di problemi durante i colloqui consolari."
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