10 Novembre 2025
Al-Sharaa Trump Fonte: X @BernaRa91125123
Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa sarà ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump per un vertice storico che segna la prima visita di un leader di Damasco negli Stati Uniti dal 1946. Sul tavolo dell’incontro la cooperazione nella lotta contro l’Isis e il futuro dei rapporti con Israele. La visita arriva dopo la rimozione di al-Sharaa dalla lista dei terroristi globali e la revoca della taglia da 10 milioni di dollari che pendeva sulla sua testa.
Un tappeto rosso per accogliere un ex jihadista alla Casa Bianca. È questa l'accoglienza che sarà riservata da Donald Trump al presidente siriano Ahmed al-Sharaa, il primo a visitare gli Stati Uniti dall'indipendenza della Siria nel 1946. Il suo arrivo nel Paese che era individuato come il nemico numero uno di al-Qaeda è stato preceduto dalla rimozione di al-Sharaa – noto con il nome di battaglia Al-Joulani – dalla lista dei terroristi globali da parte del Dipartimento del Tesoro.
Sono passati appena 10 anni da quando Trump era disposto a pagare 10 milioni di dollari per avere l’ex combattente jihadista, vivo o morto. Oggi, l’uomo che ha conquistato Damasco e costretto alla fuga in Russia Bashar al-Assad si presenta in giacca e cravatta, come un leader internazionale “rispettabile”. Un’immagine nuova per colui che fino a pochi anni fa guidava gruppi affiliati ad al-Qaeda, ora divenuto il simbolo della Siria post-Assad.
La visita alla Casa Bianca arriva dopo mesi di segnali distensivi tra Washington e Damasco: la rimozione del nome di al-Sharaa e di altri funzionari dalla lista dei “terroristi globali”, la revoca della designazione di Hayat Tahrir al-Sham come “organizzazione terroristica straniera” e l’apertura della Casa Bianca a una cooperazione in materia di sicurezza e ricostruzione. Trump, pur avendo ordinato la cancellazione della maggior parte delle sanzioni, non è riuscito a far revocare il Caesar Act, la legge del 2019 che punisce chi sostiene economicamente i settori strategici siriani.
Con questo viaggio, il nuovo corso siriano cerca legittimazione internazionale. Al-Sharaa, già protagonista a settembre del suo storico intervento all’Assemblea Generale dell’Onu, parlerà con Trump di “lotta al terrorismo”. L’inviato americano in Siria, Tom Barrack, ha confermato che il leader siriano “auspicabilmente firmerà un accordo per unirsi all’alleanza internazionale guidata dagli Stati Uniti contro il gruppo dello Stato islamico (Isis)”.
In questa cornice si inserisce la notizia, diffusa dai media di Damasco, di una vasta operazione condotta dalle nuove forze di sicurezza siriane contro le cellule dormienti dell’Isis: 61 raid, 71 arresti tra Aleppo, Idlib, Hama, Homs, Deir ez-Zor, Raqqa e la stessa Damasco. Un segnale che il governo di al-Sharaa intende mostrare una rinnovata efficienza nella “lotta al terrorismo”, tema centrale nei colloqui di Washington.
Ma dietro la mano tesa americana si muove anche la diplomazia. Gli Stati Uniti, secondo una fonte diplomatica in Siria, hanno deciso di istituire una base militare vicino a Damasco “per coordinare gli aiuti umanitari e osservare gli sviluppi tra Siria e Israele”. L’obiettivo di Trump sarebbe rilanciare il processo di normalizzazione regionale, avvicinando la Siria agli Accordi di Abramo, nonostante la ferma opposizione di Israele, che teme un rafforzamento del nuovo governo siriano e non considera il passato jihadista di al-Sharaa del tutto superato.
Resta inoltre l’incognita turca. Erdogan, che ha sostenuto la caduta di Assad e oggi rivendica un ruolo centrale nella ricostruzione siriana, si oppone all’autonomia curda e difende l’integrità territoriale del Paese. Una posizione che coincide con gli interessi di al-Sharaa e che rafforza il peso di Ankara nella regione.
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