10 Novembre 2025
Report attacca di nuovo il Garante per la privacy e alcuni dei suoi componenti, stavolta sugli smart glasses di Meta. Il programma condotto da Sigfrido Ranucci ha ricostruito che i dipartimenti tecnici avrebbero proposto una multa da 44 milioni di euro contro Meta per presunte violazioni della privacy dei suoi occhiali, sia nei confronti degli utilizzatori sia delle persone riprese. Una multa però solo teorica visto che il Collegio non avrebbe condiviso la proposta. Tuttavia, per Report sarebbe stato decisivo un incontro ad ottobre 2024 tra Agostino Ghiglia, componente dell'Autorità di Fratelli d'Italia, e Angelo Mazzetti, responsabile delle relazioni istituzionali di Meta in Italia. Il giorno successivo all'incontro la sanzione sarebbe stata ridotta a 12 milioni e mezzo di euro, pari allo 0,28% del fatturato, contro l'1% previsto inizialmente.
Continua la crociata di Report contro il Garante per la privacy, iniziata dopo la multa da 150mila euro comminata alla Rai per la diffusione di un audio privato fra l'ex ministro della Cultura Sangiuliano e la moglie. Su questo episodio, per la trasmissione, ci sarebbe stato lo zampino di Ghiglia, visto entrare nella sede romana di Fratelli d'Italia il giorno prima della votazione interna al Garante.
Adesso l'attenzione si è poggiata su un altro tema, quello che riguarda gli smart glasses di Meta. La trasmissione ricostruisce che già ad agosto 2024 il Collegio avrebbe ipotizzato l'archiviazione del procedimento o il rinvio all'Autorità irlandese perché non sapeva come inquadrare la nuova tecnologia. Report manda in onda alcuni dubbi espressi da Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante: "Qui c'è una sanzione da 44mila euro che noi non irroghiamo. Di 44 milioni! Qui ci possono essere anche altri profili di responsabilità, d'accordo? Perché comunque sono soldi che non entrano nelle casse dello Stato. Questa è una vicenda delicatissima e molto, molto seria. E io non mi assumo la responsabilità".
L'Autorità respinge con forza le ricostruzioni di Report e precisa che "nessun rischio, neppure potenziale, di danno erariale è mai stato configurabile nel corso del procedimento". Già prima della diffusione del servizio, aveva spiegato che "l'inchiesta è destituita di ogni fondamento, frutto o di una scarsa conoscenza della materia o, peggio, di malafede".
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