27 Novembre 2025
Gaza
Il Max Planck Institute for Demographic Research ha condotto un nuovo studio sugli effetti demografici del genocidio a Gaza. I dati sono sconvolgenti: la speranza di vita è scesa da 75 a 40 anni, mentre le vittime dirette delle offensive israeliane sono oltre 78 mila. Inoltre, il numero degli orfani è destinato solamente a crescere.
Un nuovo studio realizzato dal Max Planck Institute for Demographic Research (MPIDR) insieme al Centre for Demographic Studies (CED) analizza gli effetti demografici della genocidio nella Striscia di Gaza a partire dall’8 ottobre 2023, quando lo scontro tra Israeliani e Palestinesi ha raggiunto livelli di violenza senza precedenti. Tra le conclusioni più drammatiche: la speranza di vita alla nascita nella Striscia è precipitata fino a poco più di 40 anni nel 2024, rispetto ai circa 75 anni stimati in assenza del conflitto.
Lo studio stima che tra il 7 ottobre 2023 e il 31 dicembre 2024 siano morte tra 70.614 e 87.504 persone nella Striscia di Gaza a causa diretta del genocidio. In un aggiornamento, gli autori indicano che la morte violenta potrebbe già aver superato le 100 mila persone.
La media della speranza di vita stimata per Gaza è di 42,3 anni (intervallo 39,4-45,0) nel 2023 e di 40,4 anni (intervallo 37,5-43,0) nel 2024, pari a perdite di 34,4 e 36,4 anni rispetto allo scenario senza genocidio.
Il rapporto mostra inoltre che la distribuzione per età e sesso delle morti violente “somiglia da vicino ai modelli demografici osservati in diversi genocidi documentati” dall’Un‐Inter‐Agency Group for Child Mortality Estimation.
Per fare un esempio: la probabilità di morire in età infantile e quella di restare orfani in età minore sono aumentate da sei a nove volte rispetto al 2022.
Gli autori sottolineano che la mortalità totale nella Striscia è aumentata circa quattordici volte rispetto al livello pre-genocidio. Lo studio utilizza un modello bayesiano che incorpora l’incertezza nei dati (reporting rate, distribuzione età-sesso delle vittime, migrazioni), essenziale in un contesto di genocidio dove i sistemi di registrazione funzionano al limite.
La ricerca evidenzia che, oltre al bilancio dei morti, la devastazione delle infrastrutture sanitarie, l’impossibilità di accesso ai servizi, la distruzione delle case e gli sfollamenti di massa stanno contribuendo a una perdita enorme in termini di aspettativa di vita e condizioni generali di salute.
In sintesi: il genocidio ha provocato una vera e propria frattura demografica nella Striscia di Gaza. Non solo decine di migliaia di morti violente, ma una speranza di vita ridotta quasi della metà, con conseguenze pesanti per ogni fascia d’età della popolazione. Lo studio richiama con forza l’attenzione internazionale sulla situazione umanitaria e demografica nella regione.
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