25 Novembre 2025
Negli ultimi giorni, un maltempo si è abbattuto su Gaza, dove la popolazione è già allo stremo a causa del genocidio. Le precipitazioni hanno inondato migliaia di tende dove vivono sfollati palestinesi privati delle loro case da due anni - per alcuni anche di più - a causa di bombardamenti e operazioni di terra israeliane. La striscia è diventata un'enorme palude dove la popolazione combatte contro il freddo gelido, le condizioni sanitarie precarie e la diffusione di malattie. Secondo alcune ONG la crisi umanitaria sta peggiorando.
Oltre 1,5 milioni di persone vivono ancora in rifugi provvisori e molte tende sono vecchie di due anni, logore, e incapaci di reggere alle prime piogge invernali. Le organizzazione hanno denunciato una precarietà nella consegna degli aiuti umanitari, che non sembra essere in grado di compensare, neanche in minima parte, le sofferenze dei civili. Um Ahmed Aowdah, intervistata da un giornale, racconta: “È solo l’inizio dell’inverno e siamo già allagati e umiliati. Non abbiamo ricevuto nuove tende, il telo è vecchio, tutto è fradicio”.
Le autorità civili di Gaza, supportate da ONG locali, segnalano migliaia di tende danneggiate o spazzate via, fino a 50 cm d’acqua in alcune zone e perfino la chiusura temporanea di un ospedale da campo. Organizzazioni internazionali denunciano che l’arrivo degli aiuti invernali è ostacolato dalle restrizioni israeliane sull’ingresso dei camion umanitari, aggravando il rischio di malattie respiratorie, infezioni e focolai di gastroenterite nei campi allagati. La combinazione di piogge torrenziali, mancanza di ripari adeguati e scarsità di aiuti sta quindi producendo allagamenti estesi nei campi sfollati, interruzioni dell’assistenza sanitaria, aumento delle malattie respiratorie tra bambini e anziani e rischio crescente di infezioni e epidemie dovute all’acqua contaminata. Organizzazioni mediche avvertono che l’inverno potrebbe diventare “catastrofico” in assenza di tende impermeabili, coperte, medicinali e carburante.
Tutto questo si inserisce in un quadro più ampio definito da un'ingiusta occupazione militare illegale della Cisgiordania, aggravata dall'accaparramento sistematico di terre tramite insediamenti e demolizioni e dall'uso della forza contro civili, anche quando disarmati. Il contesto nella striscia di Gaza è definito da ONG internazionali come catastrofe umanitaria programmata. Nonostante la dichiarazione di cessate il fuoco del 10 ottobre, secondo organizzazioni palestinesi Israele ha compiuto oltre 280 violazioni, provocando 312 morti e almeno 760 feriti. Dati che confermano come la tregua resti in larga parte solo formale, mentre sul terreno continuano bombardamenti, incursioni e arresti.
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