25 Novembre 2025
Il villaggio palestinese di Umm al-Kheir, a sud di Hebron, in Cisgiordania, è un centro in cui le violenze dei coloni israeliani è fortissima da interi decenni. I cittadini denunciano infatti "pulizia etnica" nei loro confronti, con atti che l'Onu dichiara crimini contro l'umanità, come la deportazione forzata e la demolizione di case in un territorio occupato.
Nel villaggio palestinese di Umm al-Kheir, nelle colline a sud di Hebron, la vita quotidiana è segnata da condizioni sempre più precarie e da un clima di costante tensione. La comunità, composta in gran parte da famiglie beduine trasferite più volte nel corso dei decenni, denuncia da anni demolizioni ricorrenti, limitazioni alla libertà di movimento e difficoltà crescenti nell’accesso a servizi essenziali.
Secondo testimonianze raccolte sul posto e da diverse organizzazioni per i diritti umani, le case – spesso costruite con fondi di emergenza – vengono periodicamente abbattute dalle autorità israeliane con la motivazione della mancanza di permessi edilizi, difficili da ottenere nelle aree sotto totale controllo amministrativo israeliano. Gli abitanti parlano di una pressione continua che mette a rischio la sopravvivenza stessa del villaggio: chi non riesce a ricostruire immediatamente è costretto a vivere in tende o strutture provvisorie, particolarmente vulnerabili durante l’inverno.
Gli attivisti locali e internazionali descrivono ciò che definiscono un processo di “trasferimento forzato”, che alcuni qualificano come una forma di pulizia etnica lenta, poiché volto – secondo la loro interpretazione – a ridurre progressivamente la presenza palestinese nell’area. Le autorità israeliane respingono tali accuse, sostenendo che le misure adottate riguardano esclusivamente la gestione urbanistica e la sicurezza.
Nel frattempo, gli abitanti di Umm al-Kheir continuano a vivere con risorse limitate, cercando di preservare la propria identità comunitaria nonostante le difficoltà. Le richieste internazionali di tutela dei civili e di rispetto del diritto umanitario restano centrali in un contesto segnato da profonde asimmetrie di potere e da un genocidio che appare lontano da una soluzione stabile.
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