21 Novembre 2025
Fonte: imagoeconomica
Bombardamenti continui nel Sud del Libano nonostante il cessate il fuoco, mentre in Cisgiordania i coloni scatenano un'ondata di violentissime aggressioni senza precedenti. Le violazioni sistematiche del cessate il fuoco in Libano e l'escalation del terrorismo dei coloni in Cisgiordania dimostrano ancora una volta che per lo Stato occupante di Israele il diritto internazionale è carta straccia.
Da novembre 2024, quando fu firmato l'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, l'esercito israeliano non ha mai smesso di colpire il Sud del Libano. Secondo l'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Volker Türk, nei dieci mesi successivi al cessate il fuoco 103 civili libanesi sono stati uccisi, mentre i droni israeliani sorvolano costantemente i cieli e i raid non si sono mai fermati.
Nelle recente settimana di novembre, l'esercito israeliano ha lanciato nuove serie di attacchi aerei sulle città libanesi di Tir Dibba, Taybeh, Aita al-Jabal e Zuter al-Sharqiyah nel Libano meridionale. Il Presidente libanese Joseph Aoun ha accusato Israele di aver commesso un "crimine" dopo questi raid, mentre l'Unifil ha lanciato un appello urgente a Israele affinché ponga fine immediatamente ai suoi attacchi, ricordando che le operazioni israeliane violano la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza.
La complicità americana emerge in tutta la sua evidenza. Michael Herzog, ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, ha rivelato che le violazioni del cessate il fuoco hanno ricevuto il via libera dall'amministrazione Biden e stanno continuando sotto Trump. Herzog ha dichiarato in un discorso al Washington Institute for Near East Policy che c'erano accordi collaterali con Israele, approvati dall'amministrazione Biden, per garantire a Tel Aviv "libertà di azione contro le minacce".
Secondo Amnesty International, la distruzione estesa e deliberata di proprietà civili e terreni agricoli nel sud del Libano da parte dell'esercito israeliano deve essere indagata come crimine di guerra. La ricerca documenta come le forze israeliane abbiano usato in 24 municipalità esplosivi collocati manualmente e bulldozer per devastare strutture civili, tra cui abitazioni, moschee, cimiteri, strade, parchi e campi da calcio, con oltre 10.000 strutture gravemente danneggiate o distrutte.
La situazione in Cisgiordania ha raggiunto livelli di violenza senza precedenti. Dal 7 ottobre 2023 al 13 novembre 2025, le forze di sicurezza e i coloni israeliani hanno ucciso almeno 1.017 palestinesi nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est. In ottobre sono stati registrati più attacchi da parte dei coloni che in qualsiasi altro mese dal 2006, con oltre 260 attacchi, secondo il portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
La Commissione contro il Muro e gli Insediamenti dell'Autorità Nazionale Palestinese ha riferito che le forze di occupazione israeliane e i coloni hanno effettuato un totale di 2.350 attacchi nella Cisgiordania occupata durante il mese di ottobre. Le forze di occupazione hanno commesso 1.584 attacchi, mentre i coloni 766, con particolare intensità nei governatorati di Ramallah e al-Bireh, Nablus e Hebron. La violenza coincide sistematicamente con la stagione della raccolta delle olive, fonte primaria di sostentamento per migliaia di famiglie palestinesi. Secondo l'OCHA (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs - Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite), nella sola settimana dal 7 al 13 ottobre 2025 sono stati registrati 71 episodi di violenza, con almeno 99 feriti, diversi veicoli distrutti e oltre 1.400 alberi abbattuti. Gli episodi includono aggressioni brutali come quella documentata nel villaggio di Turmus Ayya, dove una donna palestinese di 55 anni è stata aggredita con colpi di bastone mentre raccoglieva le olive.
Secondo il monitoraggio condotto dal gruppo israeliano per i diritti umani Yesh Din, circa il 94% di tutti i fascicoli investigativi aperti dalla polizia israeliana sulla violenza dei coloni dal 2005 al 2024 si è concluso senza alcuna incriminazione. Dal 2005, solo il 3% dei circa 1.700 fascicoli investigativi aperti sulla violenza dei coloni ha portato a condanne totali o parziali. Come ha scritto eloquentemente Haaretz, il più autorevole quotidiano israeliano indipendente, in un recente editoriale: "Se in realtà sono solo una minoranza, poche decine di coloni ebrei che distruggono uliveti, feriscono i raccoglitori, incendiano case, auto e moschee e cacciano le comunità dalle loro case, il risultato è impressionante: più di due attacchi al giorno in media". La connivenza delle forze di sicurezza israeliane è sistematica. Secondo il report di Oxfam, gli attacchi dei coloni ai civili palestinesi e alle loro proprietà avvengono spesso in presenza dei soldati israeliani, e le autorità israeliane non indagano in modo adeguato o non perseguono gli autori della grande maggioranza di questi reati.
Nel governo Netanyahu siedono figure di primo piano del movimento dei coloni, come il Ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir (fanatico estremista oltre che criminale pregiudicato, condannato dallo stesso Stato di Israele per ben otto volte per razzismo e terrorismo) e il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich (estremista fanatico di destra secondo il quale per loro ebrei sionisti il diritto internazionale non può applicarsi in quanto popolo eletto), responsabile della politica degli insediamenti. L'obiettivo è chiaro: rendere impossibile la vita ai palestinesi per costringerli ad abbandonare le loro terre. I dati dell'UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East - Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente) indicano che almeno 31.919 rifugiati palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni nei campi di Jenin, Nur Shams e Tulkarem Globalist, costituendo la più grave crisi di sfollamento dal 1967. In Cisgiordania, dal 7 ottobre 2023, il numero di minori uccisi dalle forze israeliane è aumentato del 200%. Mentre il segretario di Stato USA, Marco Rubio, si dice "preoccupato" per le violenze in Cisgiordania, Washington continua a fornire armi e sostegno incondizionato a Israele. La comunità internazionale assiste passiva a questa doppia campagna di terrore: nel sud del Libano, dove un cessate il fuoco esistente solo sulla carta copre la devastazione sistematica di un territorio; in Cisgiordania, dove coloni armati e protetti dall'esercito israeliano conducono pogrom quotidiani contro i palestinesi. La verità è scomoda ma inconfutabile: ciò che si consuma sotto gli occhi del mondo è una sistematica politica di pulizia etnica, condotta con metodi terroristici e coperta dall'ipocrisia occidentale. Finché questa impunità continuerà, nessuna pace sarà possibile in Medio Oriente.
di Eugenio Cardi
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