24 Novembre 2025
Alla festa nazionale della Lega Lombarda a Castelcovati, Matteo Salvini torna a puntare il dito contro il governo ucraino e rimette in discussione la linea italiana sugli aiuti a Kiev. Il vicepremier si schiera contro i fondi inviati dall’Occidente: “Invece di proteggere i bambini questi si pagano le mignotte e le ville all'estero, io non ci sto, molto semplicemente”.
Nel suo intervento dal palco bresciano, Salvini ha affondato nuovamente il colpo contro Kiev, collegando il tema della trasparenza nell’uso degli aiuti occidentali al recente caso che ha coinvolto funzionari ucraini e imprenditori vicini al presidente. Un episodio che il leader della Lega ha utilizzato per rilanciare le sue perplessità sulla prosecuzione del sostegno italiano: risorse sì, ma solo se impiegate correttamente. "L'agenzia anticorruzione Ucraina ha scoperto un giro di mazzette. Pare che 100 milioni di dollari destinati a bambini e militari ucraini siano finiti in ville e conti all'estero. Se un pensionato di Frosinone deve pagare a questi le mignotte io non ci sto", ha dichiarato Salvini.
A margine dell’evento, il vicepremier ha anche commentato il G20 di Johannesburg, boicottato dagli Stati Uniti, auspicando che l’Europa non comprometta il tentativo di dialogo tra Washington, Kiev e Mosca. L’invito è stato diretto: lasciare spazio ai protagonisti del possibile negoziato. L’auspicio di Salvini è che l’Europa “non faccia saltare il dialogo ripreso fra Stati Uniti, Ucraina e Russia e lascino lavorare Trump, Zelensky e Putin. Non si mettano di mezzo francesi, tedeschi e inglesi perché rischiano di far saltare tutto”, ha dichiarato, richiamando il piano di pace in 28 punti promosso da Donald Trump.
Le parole del leader leghista hanno provocato reazioni immediate, ma non uno scontro aperto all’interno della coalizione. Interpellata al termine del G20, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto una linea di equilibrio: Salvini “dice una cosa corretta”, ha affermato, sottolineando che “i soldi degli italiani non possono andare a finire nelle mani di persone corrotte e ovviamente noi dobbiamo vigilare perché questo non accada”. Allo stesso tempo, Meloni ha ricordato che Kiev “ha dimostrato di avere piena volontà di combattere eventuali fenomeni di corruzione”.
Nessuna frattura, almeno formalmente, nella maggioranza. La premier ha minimizzato: quello di Salvini “non lo considero un controcanto, penso che noi siamo una coalizione, non siamo una caserma”. Anzi, secondo Meloni, la chiarezza delle posizioni interne è utile: nella maggioranza “sia un bene che tutti esprimano chiaramente le loro posizioni, perché questo aiuta anche me a ragionare”.
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