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"417 milioni di bambini nel mondo vivono in condizioni di povertà, la maggior parte in Africa subsahariana e in Asia meridionale": il report Unicef

L’indagine si fonda su dati raccolti in oltre 130 Paesi a basso e medio reddito e misura l’ampiezza della povertà multidimensionale analizzando le privazioni in sei aree: istruzione, salute, condizioni abitative, nutrizione, servizi igienici e accesso all’acqua

20 Novembre 2025

Gaza, il rapporto del Washington Post: "La Striscia è il luogo più pericoloso al mondo per un bambino", Israele ne ha uccisi oltre 18mila

Bambini Gaza Fonte: flickr

Nel mondo sono 417 milioni i bambini – più di uno su cinque nei Paesi a basso e medio reddito – che vivono in condizioni di povertà, privati di almeno due beni essenziali come l’alimentazione adeguata e i servizi igienici. È quanto emerge dal rapporto Unicef “La condizione dell'infanzia nel mondo 2025: porre fine alla povertà dei bambini. Il nostro imperativo comune”, diffuso oggi in occasione della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

L’indagine si fonda su dati raccolti in oltre 130 Paesi a basso e medio reddito e misura l’ampiezza della povertà multidimensionale analizzando le privazioni in sei aree: istruzione, salute, condizioni abitative, nutrizione, servizi igienici e accesso all’acqua. Secondo il rapporto, 118 milioni di bambini affrontano tre o più forme di deprivazione e 17 milioni ne subiscono quattro o più. I livelli più alti di povertà multidimensionale infantile si registrano nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale.

"417 milioni di bambini nel mondo vivono in condizioni di povertà, la maggior parte in Africa subsahariana e in Asia meridionale": il report Unicef

La quota di bambini che sperimentano una o più gravi privazioni nei Paesi a basso e medio reddito è diminuita dal 51% del 2013 al 41% del 2023, soprattutto grazie all’attenzione riservata ai diritti dell’infanzia nelle politiche nazionali e nelle strategie economiche. Tuttavia, questo progresso sta rallentando. Conflitti (come il genocidio a Gaza), crisi climatiche e ambientali, mutamenti demografici, aumento del debito pubblico e un crescente divario tecnologico stanno infatti peggiorando le condizioni di vita. Parallelamente, i tagli senza precedenti agli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (Aps) rischiano di aggravare ulteriormente le privazioni dei bambini nei Paesi più vulnerabili.

Il rapporto analizza anche la povertà monetaria, che riduce ancora di più la possibilità per i minori di accedere a cibo, istruzione e cure sanitarie. In base agli ultimi dati, oltre il 19% dei bambini nel mondo vive in condizioni di estrema povertà monetaria, con meno di 3 dollari al giorno a disposizione. Quasi il 90% di questi bambini si trova nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. L’analisi include inoltre 37 Paesi ad alto reddito, nei quali circa 50 milioni di minori, pari al 23% della popolazione infantile, vivono in una situazione di povertà monetaria relativa, con potenziali ripercussioni sulla loro piena partecipazione alla vita quotidiana.

Sebbene tra il 2013 e il 2023 nei 37 Paesi ad alto reddito la povertà sia diminuita in media del 2,5%, in molte realtà i progressi si sono fermati o addirittura invertiti. In Paesi come Francia, Svizzera e Regno Unito, ad esempio, la povertà infantile è aumentata di oltre il 20%. Nello stesso intervallo di tempo, la Slovenia è riuscita a ridurre il proprio tasso di povertà di oltre un quarto, grazie soprattutto a un robusto sistema di sostegno alle famiglie e a una legislazione efficace sul salario minimo.

"In Italia il tasso di povertà monetaria relativa dei bambini era circa al 25% fra il 2013 e il 2018, sceso al 23,2% nel 2023. Gli standard di vita fra il 2018 e il 2023 sono migliorati dell'8,6%, mentre la povertà di reddito relativa è migliorata del 5,3%. Nel 2024 i bambini nel nostro paese che vivevano in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale erano il 5,7%, un dato in forte calo rispetto al 2015. Tuttavia, nel 2022 il 32,9% dei bambini di 15 anni in Italia non disponeva di una stanza per sé", ha dichiarato il presidente dell’Unicef Italia, Nicola Graziano.

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