20 Novembre 2025
Fonte: imagoeconomica
La Corte di Giustizia Ue si è pronunciata in merito all'obbligo del vaccino Covid ai militari italiani. "La legislazione antidiscriminatoria dell'Ue non impedisce a uno Stato membro di introdurre la vaccinazione obbligatoria per i membri delle forze armate, anche se ciò è contrario alle loro opinioni personali", ha spiegato l'Avvocato generale Tamara Ćapeta in un parere emesso dopo il ricorso contro il ministero della Difesa italiano.
"Le opinioni personali basate su preoccupazioni sanitarie relative agli effetti di un vaccino e il disaccordo con la politica di vaccinazione di un governo non costituiscono una "convinzione" che rientri nei motivi di discriminazione vietati", prosegue l'Avvocato generale Ćapeta, illustrando anch'esso come il siero procurasse reazioni avverse. Sono stati tantissimi nel corso di questi anni i militari e le forze dell'ordine danneggiati dagli effetti avversi del vaccino Covid, documentati da ricostruzioni e dalle denunce che hanno presentato loro stessi.
L'Avvocato ritiene che "la direttiva quadro sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro non sia applicabile al caso in esame". Per la Corte "durante la pandemia di Covid-19, la legislazione italiana in questione ha introdotto la vaccinazione obbligatoria contro il coronavirus per i membri delle forze armate che lavorano per il Ministero della Difesa. Il personale militare che ha scelto di non vaccinarsi è stato temporaneamente sospeso dal lavoro senza retribuzione. Il ricorrente nella presente causa ha rifiutato di ricevere il vaccino per due motivi. In primo luogo, riteneva che fosse inefficace e non sicuro. In secondo luogo, era insoddisfatto della politica del governo, trovando inaccettabile la riluttanza del governo ad accettare qualsiasi responsabilità per i potenziali effetti collaterali causati dal vaccino. Di conseguenza, è stato sospeso dal lavoro senza retribuzione per circa due mesi, al termine dei quali l'obbligo di vaccinazione è stato revocato".
Il ricorrente, continua la Corte "ha impugnato la decisione sostenendo che la sospensione era stata discriminatoria, basandosi, tra l'altro, sulla direttiva quadro sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro".
Il segretario di OSA Polizia Antonio Porto è stato intervistato dal Giornale d'Italia per un commento in merito alla vicenda: "Diciamo che la prima cosa è che il D.L. 44/2021 prevedeva l'obbligo vaccinale per prevenire l'infezione dal virus del SARS-CoV-2, mentre il farmaco imposto non aveva quel tipo di finalità ma semplicemente quello di prevenire forse la malattia grave della COVID 19. Inoltre negli uffici specialmente della Polizia di Stato mentre i poliziotti sono stati obbligati alla c.d. vaccinazione gli impiegati dell'amministrazione civile dell'interno che lavorano negli stessi uffici non hanno subito lo stesso obbligo".
Ragion per cui, "ti trovavi nella stessa stanza il civile non vaccinato perché non obbligato mentre il poliziotto vaccinato perché obbligato ad assumere un farmaco che non aveva le finalità di legge, non preveniva l'infezione e contestualmente la trasmissione del virus ma addirittura come emerso nelle nostre successive attività era inefficace, imperfetto, difettoso e pericoloso per la salute pubblica, lo abbiamo ampiamente documentato nella nostra denuncia contro i vertici della Commissione Europea, la Pfizer, l'EMA e la Biontech, mentre è ancora aperta la possibilità di AIFA per la nostra precedente denuncia alla Procura di Roma".
"La discriminazione vi è stata ed è stata anche abbastanza violenta perché si è attaccato un diritto fondamentale della nostra Repubblica qual' è il lavoro. Nella polizia di stato dopo il 15 dicembre si sono registrati quasi lo stesso numero di contagi dall'inizio della pandemia, in due mesi dopo l'obbligo sono raddoppiati", ha concluso.
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