20 Novembre 2025
44 miliardi di dollari come risarcimento per i danni ambientali prodotti dal vertiginoso aumento delle emissioni di CO2 a causa della guerra. È questa l'ultima, surreale proposta avanzata dal governo ucraino nei confronti della Russia, accusata di stare aumentando la fuoriuscita di anidride carbonica e l'acutizzarsi dei gas serra nel Paese.
Kiev non si accontenta, in quello che sembra l'ennesimo tentativo di fare cassa. Nonostante i continui esborsi, in termini economici e di effettivi militari, da parte degli alleati soprattutto europei, l'esecutivo del presidente Volodymyr Zelensky ne ha pensata un'altra, parallelamente alla strategia degli asset congelati russi. Chiedere cioè un risarcimento dal valore stimato di circa 44 miliardi di dollari alla Russia per quelle che il viceministro dell'economia, dell’ambiente e dell’agricoltura Pavlo Kartashov ha definito - a margine del vertice COP30 - "enormi quantità aggiuntive di emissioni di CO2 e gas serra".
Al netto della componente surreale della richiesta, tale proposta rappresenta la prima volta che un Paese chiede di essere risarcito per un aumento di emissioni e di riscaldamento globale nel quadro complessivo di una guerra al fronte. L'aumento delle emissioni, incalza Kiev, sarebbe da ricondurre all'uso di combustibili fossili, cemento e acciaio, ma Kartashov si spinge oltre e parla anche degli effetti che incendi e operazioni belliche hanno avuto sulle foreste. "Sono stati causati molti danni all’acqua, al suolo, alle foreste" ha aggiunto Kartashov alzando il tiro, supportato dall'olandese Lennard de Klerk, specialista climatico secondo le cui stime la guerra avrebbe generato "237 milioni di tonnellate aggiuntive di CO2, l'equivalente delle emissioni annuali di Irlanda, Belgio e Austria messe insieme".
Le stime fornite da de Klerk aggiunge un ulteriore dato: il "costo sociale del carbonio", cioè l'impatto negativo operato dalla CO2 sulle persone, sarebbe da considerare pari a 185 dollari a tonnellata. È così dunque che l'Ucraina si sta preparando a "fare reclamo" alla Russia per danni di guerra, servendosi peraltro di un "processo di compensazione" europeo che, a sua volta, richiederebbe ulteriori costi. Costi che de Klerk propone di fare arrivare ancora una volta dai beni russo congelati. Eppure è evidente il portato insostenibile di tali richieste. Perché soddisfare la gola ucraina significherebbe, secondo previsioni, consentire ad altri Stati di citare la Nato per le conseguenze generate da guerre pregresse.
Si pensi all'ex Jugoslavia, o alla contaminazione di Iraq e Afghanistan attraverso burn pits e sostanze chimiche tossiche PFAS. Non sarebbero esclusi dal computo neppure la stessa Kiev e gli alleati del blocco europeo, considerati gli attacchi ucraini a diversi impianti russi e il sabotaggio del Nord Stream.
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