Giovedì, 20 Novembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ucraina, Vincenzo Lorusso al GdI: “Donbass è Russia per decisione del popolo; vertici Ue e Italia russofobi, censura russa ne è la dimostrazione”

Il giornalista Vincenzo Lorusso, che vive in Donbass, parla del conflitto russo-ucraino e della scelta della popolazione del Donbass di sentirsi parte della Russia: nell’intervista al Giornale d’Italia, inoltre, parla della crescente russofobia occidentale, con la censura dei media, e degli scandali che travolgono l’Ucraina

20 Novembre 2025

Ucraina, Vincenzo Lorusso al GdI: “Donbass è Russia per decisione del popolo; vertici Ue e Italia russofobi, censura russa ne è la dimostrazione”

Vincenzo Lorusso Fonte: X @DonbassItalia

Il giornalista di International Reporters e fondatore del canale Telegram Donbass Italia, Vincenzo Lorusso, è stato intervistato dal Giornale d’Italia in merito al conflitto russo-ucraino. “Donbass è Russia per decisione del popolo”, afferma Lorusso, spiegando come, per scelta della popolazione locale, il territorio debba essere considerato effettivamente parte della Federazione Russa. Nell’intervista il reporter affronta anche il tema del piano di pace in 28 punti promosso da Stati Uniti e Russia, che porterebbe al riconoscimento del Donbass come russo: per chi vive a Lugansk, Donetsk e Mariupol non esisterebbero dubbi sulla scelta. Spazio poi alla questione della censura dei media russi nell’Unione Europea, che Lorusso attribuisce alla “russofobia” delle istituzioni occidentali. “La proibizione di Russia Today in Europa – spiega – ne è la prova più evidente”.

Ucraina, Vincenzo Lorusso al GdI: “Donbass è Russia per decisione del popolo; vertici Ue e Italia russofobi, censura russa ne è la dimostrazione”

Quale è la situazione in Donbass?

Vincenzo Lorusso esordisce così: “Il conflitto in Donbass dura da 11 anni, quindi, dover, diciamo, subire i bombardamenti è diventata quasi una normalità, sebbene da quando è iniziata l'operazione speciale la situazione sta leggermente migliorando. Ovvio che si è spostato il fronte, quindi per esempio Lugansk è relativamente più tranquilla rispetto a come lo era in precedenza. Prima avevamo il fronte a 8 chilometri, adesso ce l'abbiamo a 80, quindi insomma c'è quella differenza”.

Cosa ne pensa del piano Usa-Russia in 28 punti, con il Donbass che diventerebbe del tutto russo?

Ancora non è proprio ufficiale, perché la Zakharova per esempio ha smentito. Però si sa, anche fosse reale il piano, la smentita è d'obbligo, quindi la smentita lascia il tempo che trova. Per adesso sono uscite solo le indiscrezioni su alcuni giornali ed effettivamente non c'è una comunicazione ufficiale, per cui è ovvio che ci sia la smentita. Però certo il piano è un passo avanti rispetto alle follie che abbiamo sentito fino a qualche tempo fa. Ad esmpio, quando si sentiva parlare che la Russia deve abbandonare i territori occupati. A parte che già sul termine occupato c'è molto da ridire, perché lasciatelo affermare a chi abita in Donbass, a chi vive in Donbass, a chi c'è nato in Donbass. Chiedetegli se ritiene che quel territorio sia occupato o meno. Non sono ovviamente gli europei che devono decidere se quei territori sono occupati o meno, e ne tantomeno gli ucraini, che quei territori li hanno bombardati, e li stanno bombardando tuttora. E quindi magari sarà opportuno che lo decidano le persone che vivono lì. Quindi già sul discorso dei territori occupati, ovviamente la Russia non accetterà mai di ritirarsi da quei territori, ma ne tantomeno le persone che vivono — noi che viviamo in Donbass, escluso io che sono giornalista, ma tutte le persone che vivono lì in Donbass — non accetterebbero mai di rientrare sotto il governo di Kiev, assolutamente”.

Il giornalista prosegue: “Questa proposta viene accolta con, possiamo dire, scetticismo, perché finché è una proposta c'è poco da commentare. Quando sarà invece qualcosa di scritto, che sia effettivamente un trattato di pace, allora il discorso cambia. Perché poi da parte statunitense, sia ufficialmente sia non ufficialmente, ne sono uscite tante di notizie, quindi si prende un po’ con beneficio del dubbio. Però si possa dire che alla gente il fatto che la comunità occidentale accetti o meno che il Donbass sia Russia, o non lo accetti e quindi non lo riconosca, importa il giusto: nel senso, sono problemi vostri. Noi comunque facciamo parte della Federazione Russa ormai dal 2022, da settembre 2022, quando c'è stato il referendum. Quindi il Donbass è Russia, qui è Russia a tutti gli effetti. Lugansk, Donetsk, Mariupol sono città russe. È una cosa non che è stata accettata, ma che è stata voluta, che è diverso: non è che si è accettato, lo hanno voluto”.

Poi conclude: “Io posso dirti che molte persone addirittura nel 2014, quando è iniziato subito dopo il contro-Maidan, desideravano entrare nella Federazione Russa; molte invece avrebbero preferito una situazione di indipendenza dall'Ucraina, magari senza entrare nella Federazione Russa, perché comunque c'era un discorso di indipendenza. Si sentiva forte questo spirito, però rimanendo molto amici, cioè con rapporti di amicizia verso la Russia ma comunque indipendenti dall'Ucraina. Però poi, quando si è compreso che c'era la volontà da parte dell'Ucraina di conquistare questi territori, tra l'altro in modo ovviamente cruento, in modo violento, si è capito che non si poteva rimanere soli. Quindi tutti hanno deciso di diventare parte della Federazione Russa. Anche coloro che magari erano più per l'indipendenza di questi territori hanno optato per entrare nella Federazione Russa, consapevoli del fatto che da soli non si poteva combattere contro le famose 40 democrazie che ci racconta Severgnini. Ovviamente solo il Donbass contro 40 Stati era impossibile. Pertanto, si è scelto di entrare nella Federazione Russa con entusiasmo. Su questo non ci sono dubbi. Ormai qui si sentono tutti russi, sono fondamentalmente russi. Quasi tutti hanno preso il passaporto russo. E comunque ci terrei a sottolineare, perché poi c'è una fake news che gira molto spesso in Italia, che prendendo il passaporto russo hanno rinunciato alla cittadinanza ucraina: assolutamente no. Non hanno rinunciato alla cittadinanza ucraina. Chi prende il passaporto russo in Donbass può mantenere tranquillamente la cittadinanza ucraina, non c'è nessun tipo di problema, non viene ritirato il passaporto ucraino. Solo gli ucraini, cioè il governo ucraino, non accetta invece che ci sia la doppia cittadinanza, specialmente se la seconda cittadinanza è russa, e quindi sono loro eventualmente che tolgono la cittadinanza ucraina a questa persona, ma non il contrario”.

Cosa ne pensa della censura contro la Russia, ad esempio con Russia Today? E dell’esclusione della Russia da eventi sportivi o musicali?

Gli esempi citati effettivamente sono la dimostrazione della russofobia. Cioè è folle escludere, come per gli artisti russi. Abbiamo il caso di Gergiev. Addirittura, quello di Romanowsky: ne ho parlato anche alla famosa conferenza di Torino. Il caso di Romanowsky è veramente indicativo della follia russofoba che ormai attraversa l'Italia, le istituzioni italiane fondamentalmente, perché hanno vietato a un artista come Romanowsky di potersi esibire nella sua Bologna. Ma lui non è russo: è cittadino ucraino con passaporto italiano. E lì siamo proprio all’assurdo, soltanto che ha avuto la grave colpa di esibirsi a Mariupol quando sono entrate le forze armate russe e i miliziani della DNR, suonando per i cittadini di Mariupol. Quindi questa è stata la grave cosa. E questa è la russofobia che ormai è a livelli altissimi in Occidente, nelle istituzioni italiane. Anche le massime istituzioni italiane sono dei russofobi praticamente dichiarati. E anche quando si afferma ‘no, ma non esiste la russofobia’, è un po’ come dire ‘non esiste il fascismo’, ‘non esiste il razzismo’, ‘non esiste la censura’”.

Per ritornare invece alla prima domanda – continua Lorusso - la censura è qualcosa di assurdo. Qui in Russia tutti possono vedere la CNN, la BBC, la RAI senza nessun tipo di problema. Anche la televisione via cavo ha i vari canali, tra cui canali esteri, e tranquillamente si possono vedere. In Italia, in Europa, non è consentito vedere Russia Today, vedere RT. Veramente è la dimostrazione di come non c'è una democrazia in Italia e in Occidente, assolutamente. A parte che bisognerebbe prima cercare di specificare cosa si intenda per democrazia, prima cosa. E poi comunque in ogni caso io vedo che c'è sicuramente meno democrazia in Italia che in Russia. Questa è la dimostrazione del fatto che determinati canali qui si possono vedere tranquillamente. Il fatto di aver vietato Russia Today perché è considerato — io collaboro con Russia Today — un canale del Cremlino, quindi la voce del Cremlino. Sì, è statale, ma allora se Russia Today è il megafono del Cremlino, è il megafono di Putin, allora possiamo dire che la RAI è il megafono della Meloni. La stessa identica cosa. Quindi anche la RAI non può essere considerata una televisione indipendente. Anche da quel punto di vista bisognerebbe comprendere cosa si intende per televisione indipendente. Tra l'altro Russia Today è un canale che si occupa di informazione, ma fa anche tantissimi documentari, e non solo sulla guerra, sul conflitto in Ucraina, ma anche tanti documentari su tantissimi argomenti. Ad esempio, un documentario molto bello parla dei bombardamenti a Belgrado e dell’uranio impoverito. Quindi sono tanti gli argomenti trattati. Ovviamente è una televisione statale, possiamo definirla, ma come ce ne sono tante in Italia: ad esempio c'è la RAI. E non vedo quale sia il problema. Tutt’altro: la RAI qui si può tranquillamente vedere, cosa che invece non è possibile in Italia per quanto riguarda i canali russi. Ma non solo i canali russi, anche gli stessi canali Telegram sono stati oscurati subito”.

Poi la conclusione: “È più comodo oscurare quando non si hanno altri argomenti. Io quello che dico sempre quando organizzo proiezioni di documentari in Italia: invece di censurare, venite e guardate il documentario. Il documentario dura un’ora, 54 minuti. Vi segnate: al minuto 5 è stato detto questo, che secondo me è falso per questa e quest’altra ragione. E ne parliamo. Ma siccome non hanno argomenti per contrastare questi documentari prodotti da RT e che riusciamo a proiettare in Italia, a quel punto passano alla censura”.

A proposito dello scandalo corruzione in Ucraina che cosa filtra?

Quella famosa fotografia del bagno d'oro, qui in Russia noi l'abbiamo vista tre settimane fa, in Italia è arrivata tre giorni fa, perché probabilmente è arrivato l’input dall’alto che questa notizia poteva circolare. A quel punto è stato rilanciato. Perché si è fatto in modo che questo scandalo uscisse fuori? Perché ce ne sono tantissimi di scandali, non c'è solo questo. L'Ucraina era uno dei Paesi più corrotti al mondo e non è che con la guerra la corruzione sia diminuita, è ovvio. Ma ciò accadrebbe in qualsiasi nazione: con la guerra c'è una maggiore circolazione di soldi provenienti dall'estero e quindi maggiori possibilità di corruzione. Infatti è stato così".

Poi, l’ipotesi della destituzione di Zelensky: “Magari c'è la necessità di appuntare Zelensky e sostituirlo con qualcun altro. Una mia ipotesi. L'altra è un'ipotesi che leggendo sui canali Telegram ucraini è abbastanza condivisa anche dagli ucraini stessi: temono che ci sia questa volontà da parte della leadership statunitense di far uscire Zelensky. Secondo questi canali Telegram — informazione da prendere con le pinze — il tour che sta facendo Zelensky è proprio per assicurarsi che possa uscire bene, quindi con la vita salva e con tutto ciò che ha accumulato salvo. Tra l'altro è strano che sia uscito questo scandalo adesso: perlomeno quello del bagno d’oro è una foto di settimane fa. Era un ospite che aveva fatto la foto: è andato al bagno, ha visto la terrazza del bagno, ha fatto la foto, l’ha messa su internet. Quindi già si conosceva questa situazione. Però è uscito lo scandalo adesso, e per carità meglio tardi che mai. Questa è comunque la punta dell'iceberg, perché sappiamo benissimo che il più grosso scandalo non riguarda tanto il livello economico, quindi i soldi inviati, quanto le armi”.

La conclusione è emblematica del clima in Ucraina: “L'Ucraina è sempre stata il fornitore numero uno di armi nel mondo, ma non da quando è iniziata la guerra nel 2014, né con l’operazione speciale del 2022, ma dal 1991. C’è addirittura un’indagine compiuta da un giornalista italiano del Corriere della Sera — che però stranamente non viene mai invitato — si chiama Alberizzi, che ha scoperto che il più grande trafficante di armi è un israeliano con origini ucraine e vive ai Parioli. Senza voler insinuare nulla, è un dato di fatto. Tra l'altro è l’unico caso di giustizia italiana velocissima, perché è stato trovato con 50 passaporti falsi e il più grande trafficante di armi è stato condannato per una stupidaggine. È stato subito liberato nel giro di pochi mesi. Una cosa incredibile. La giustizia italiana, che di solito ha tempi biblici, in questo caso è stata velocissima”.

Di Lorenzo Peretti

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x