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Gaza, giornalista palestinese Farah Abu Ayyash: “Io detenuta per 110 giorni in carcere israeliano Moskboiya, torturata, picchiata e umiliata”

La giornalista palestinese Farah Abu Ayyash denuncia tortura e abusi dopo 110 giorni di detenzione da Israele: “Ammanettata, bastonata, insultata”. Organizzazioni fanno appello

27 Novembre 2025

Farah Abu Ayyash

Farah Abu Ayyash, fonte: Telegram, @thecradle

La giornalista palestinese Farah Abu Ayyash ha raccontato i suoi 110 giorni di detenzione nel carcere israeliano di Moskobiya: "Sono stata torturata, picchiata e umiliata, mi hanno anche ordinato di baciare la bandiera dello Stato Ebraico".

Gaza, giornalista palestinese Farah Abu Ayyash: “Io detenuta per 110 giorni in carcere israeliano Moskboiya, torturata, picchiata e umiliata

La giornalista palestinese Farah Abu Ayyash, corrispondente dell’agenzia iraniana Tasnim News Agency con base a Hebron, ha denunciato abusi fisici e psicologici dopo 110 giorni di detenzione da parte delle forze israeliane. L’arresto risale al 6 agosto 2025, quando le truppe israeliane hanno fatto irruzione nella sua abitazione nel villaggio di Beit Ummar, a nord di Hebron, nel pieno della notte.

Secondo il suo racconto, trasmesso attraverso una lettera condivisa dal collega Lama Abu Halou e dal suo legale Hassan Abbadi, Abu Ayyash è stata trasferita presso il centro di detenzione “Moskobiya detention centre” nella Gerusalemme occupata, dove sarebbe stata sistematicamente sottoposta a violenze, umiliazioni e isolamento.

Le soldatesse hanno stretto le manette fino a far pulsare l’arteria. È arrivato un comandante con le pinze per tagliarle. I cani strappavano i miei pantaloni. Continuavano a dirmi che non ero una giornalista. Mi costringevano a dare la password del cellulare. Il mio lavoro è sempre stato assolutamente trasparente."

Nel testo Abu Ayyash descrive di essere stata ammanettata mani e piedi, incatenata con una catena pesante sulle spalle, presa per i capelli e sbattuta contro il muro da una soldatessa che le avrebbe ordinato: “Bacia la bandiera israeliana”. Lei si è rifiutata, subendo un calcio. Nei giorni precedenti era già malata.

Le autorità israeliane non hanno reso pubbliche dichiarazioni dettagliate sul caso. Dal canto suo, Tasnim News Agency ha diffuso la testimonianza denunciando che la giornalista è detenuta senza accuse formali, parte di una più ampia campagna contro giornalisti palestinesi.

Secondo il Committee to Protect Journalists e altre organizzazioni, il numero di giornalisti palestinesi detenuti in Israele e nei territori occupati è in aumento e spesso costretti a condizioni che violano gli standard internazionali di detenzione.

Il caso di Abu Ayyash pone interrogativi urgenti circa la libertà di stampa nei territori occupati, la tutela dei diritti dei detenuti e il rispetto delle convenzioni internazionali contro la tortura. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani chiedono indagini immediate e indipendenti sulle accuse.

Finché non verranno chiarite le responsabilità, la sua detenzione rischia di diventare un simbolo non solo della repressione dei giornalisti nella zona, ma anche della difficoltà di accedere a verità e giustizia in un contesto segnato dal genocidio, dall’occupazione e dal controllo delle informazioni.

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