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Gaza, prigionieri minorenni palestinesi liberati rivelano: "Noi rapiti nei punti Ghf da Idf, poi pestati e torturati nel carcere Sde Teiman"

Tre adolescenti palestinesi denunciano torture a Sde Teiman: percosse, privazioni e abusi psicologici che violano il diritto internazionale

24 Novembre 2025

Sde Teiman

Sde Teiman, fonte: X, @guardian

Un report della Ong Defense for Children International, sezione Palestina, ha denunciato gli abusi subiti da alcuni prigionieri palestinesi minorenni nelle carceri israeliane, catturati durante i due anni di genocidio a Gaza. I ragazzi hanno rivelato di essere stati rapiti da soldati Idf presso i centri di distribuzione degli aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation, riconosciuti come "luoghi di morte", di essere stati trasferiti nel carcere di massima sicurezza di Sde Teiman e poi di essere stati pestati e torturati per mesi.

Gaza, prigionieri minorenni palestinesi liberati rivelano: "Noi rapiti nei punti Ghf da Idf, poi pestati e torturati nel carcere Sde Teiman"

Un nuovo rapporto della Ong Defense for Children International – Palestine getta luce su una serie di violenze sistematiche subite da tre adolescenti palestinesi recentemente rilasciati in uno scambio di prigionieri. Le testimonianze raccolte dall’organizzazione descrivono un quadro di abusi estremi, torture fisiche e psicologiche, e condizioni di detenzione disumane nel campo militare israeliano di Sde Teiman, nel sud di Israele, già più volte denunciato come centro di maltrattamenti.

I tre ragazzi – Mohammad al-Zoghbi, 17 anni, Faris Abu Jabal, 16 anni, e Mahmoud al-Majayda, 17 anni – raccontano di essere stati rapiti dai soldati israeliani nei pressi dei punti di distribuzione degli aiuti umanitari della Ghf, mentre cercavano cibo e acqua. Trasferiti in detenzione, sono stati sottoposti a pestaggi, privazione del sonno, fame e umiliazioni costanti. Il trauma, spiegano, li ha resi incapaci di dormire, affliggendoli con incubi, ansia e perdita incontrollata della vescica.

Particolarmente brutale la testimonianza di Abu Jabal, che racconta di essere stato picchiato così violentemente durante un interrogatorio da spaccarsi la fronte, poi suturata senza cure adeguate. È stato rinchiuso nella cosiddetta “disco room”, una stanza di cemento dove veniva diffusa musica a volume assordante per oltre 12 ore, tecnica di tortura documentata anche in passato. Uno dei soldati, afferma il ragazzo, lo colpiva ogni volta che perdeva al videogioco sul proprio telefono.

Majayda, rapito mentre cercava aiuti a Rafah, racconta di essere stato sottoposto a scariche elettriche, isolamento e nudità forzata. Un ufficiale, riferisce, gli avrebbe perfino proposto di lavorare come scudo umano per l’esercito israeliano in cambio di denaro. Dopo il rifiuto, nuovi pestaggi e nuove ore nella “disco room”. Le torture lo hanno portato a tentare il suicidio due volte.

Al-Zoghbi, detenuto a luglio, ricorda manette così strette da sentire “le ossa scricchiolare”, raid notturni, cani addestrati contro i detenuti e granate stordenti lanciate nelle celle. Ancora oggi si sveglia terrorizzato alle due del mattino, l’ora dei raid.

Il trattamento descritto costituisce una violazione grave delle Convenzioni di Ginevra e dello Statuto di Roma. L’organizzazione accusa Israele di utilizzare la detenzione dei minori come strumento di intimidazione collettiva per spezzare una generazione di giovani palestinesi.

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