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Israele, il sistema della tortura sistematica contro i prigionieri palestinesi: la procuratrice militare denuncia gli orrori e diventa lei la criminale

Il Generale Yifat Tomer-Yerushalmi, fino a pochi giorni fa Avvocato Generale Militare d'Israele, si trova ora agli arresti domiciliari dopo essere stata arrestata per aver divulgato un video che documenta abusi gravissimi contro detenuti palestinesi

10 Novembre 2025

Israele, arrestata procuratrice generale militare Yifat Tomer-Yeroushalmi, accusa di ostruzione alla giustizia e insabbiamento indagine interna

Yifat Tomer-Yeroushalmi Fonte: X @ButsilaMbongo

Un carcere che diventa tribunale popolare: l'ultimo atto del paradossale Stato di diritto israeliano. Il Generale Yifat Tomer-Yerushalmi, fino a pochi giorni fa Avvocato Generale Militare d'Israele, si trova ora agli arresti domiciliari dopo essere stata arrestata per aver divulgato un video che documenta abusi gravissimi contro detenuti palestinesi.

Il video dello stupro e la rivolta dell’estrema destra

Ma non solo, non è finita certamente qui: domenica mattina è stata ricoverata in ospedale dopo un probabile tentativo di suicidio tramite overdose di farmaci, mentre la polizia chiede che il passaporto le venga confiscato per impedirne la fuga. La vicenda rappresenta uno dei più agghiaccianti capovolgimenti della giustizia nella storia recente dello Stato ebraico: il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha definito la divulgazione del video "il peggior disastro di pubbliche relazioni nella storia di Israele", ma non ha mai condannato le violenze documentate nel filmato.

Il video diffuso nell'agosto 2024 mostra soldati israeliani che circondano un prigioniero palestinese bendato con scudi antisommossa per nascondere la terribile violenza do gruppo perpetrata ai danni del detenuto presso il centro di detenzione militare di Sde Teiman. Secondo l'atto d'accusa, i soldati hanno calciato, calpestato, colpito e trascinato il detenuto, utilizzando manganelli e pistole taser, compresa la testa della vittima.

Documentazione medica indica che il prigioniero ha subito la rottura dell'intestino, gravi lesioni anali e polmonari, costole rotte.
Tomer-Yerushalmi ha ammesso di aver autorizzato la diffusione del video per contrastare una campagna di incitamento contro l'ufficio della Procura Militare e per esporre la gravità delle accuse che stava investigando. Nella sua lettera di dimissioni ha scritto: "Purtroppo, la comprensione di base che ci sono azioni che non devono mai essere compiute nemmeno contro i peggiori detenuti, non convince più tutti".

Sde Teiman: il Guantanamo israeliano nel deserto del Negev

Il centro di detenzione di Sde Teiman è diventato il simbolo della tortura sistematica israeliana durante la guerra di Gaza. Organizzazioni per i diritti umani israeliane come B'Tselem lo hanno descritto come una "rete di campi di tortura" dove i detenuti palestinesi subiscono sistematici abusi fisici, vengono privati di cibo e cure mediche, e subiscono violenze sessuali. Un avvocato che ha visitato il centro nel giugno 2024 ha dichiarato: "La situazione lì è più orribile di qualsiasi cosa abbiamo visto". Ex detenuti di Guantanamo hanno paragonato le immagini provenienti da Sde Teiman alle loro esperienze a Guantanamo. Almeno 135 dei corpi mutilati restituiti alle autorità palestinesi a Gaza la scorsa settimana, come parte dell'accordo di cessate il fuoco, erano stati detenuti a Sde Teiman. Diversi corpi avevano ancora le bende sugli occhi e alcuni avevano le mani legate dietro la schiena. Uno aveva una corda al collo. Gli esami forensi indicano esecuzioni sommarie e torture sistematiche, con segni di colpi d'arma da fuoco a bruciapelo e corpi schiacciati dai cingoli dei carri armati israeliani.

Il carcere sotterraneo di Rakefet: l'inferno sotto terra

Ma Sde Teiman non è l'unico luogo dell'orrore. Il Guardian ha rivelato che decine di palestinesi di Gaza sono detenuti nel carcere sotterraneo di Rakefet, dove vengono privati della luce del sole, del cibo adeguato e di contatti con il mondo esterno. Il Comitato Pubblico Contro la Tortura in Israele (PCATI) ha riferito che almeno due civili, tra cui un'infermiera e un giovane venditore di cibo di 18 anni, sono detenuti a Rakefet senza accuse né processo. Il carcere di Rakefet è stato aperto nei primi anni '80 per detenere criminali ad alto rischio, ma fu chiuso nel 1985 perché giudicato disumano. Il Ministro della Sicurezza di estrema destra Itamar Ben-Gvir (fanatico e pericoloso ex colono condannato dallo stesso Stato di Israele per ben 8 volte per razzismo e terrorismo) ne ha ordinato la riapertura dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Originariamente progettato per 15 detenuti ad alta sicurezza, ora ospita circa 100 palestinesi, sette volte la capacità originale. Tutte le parti della prigione - le celle, una piccola area per l'esercizio fisico e persino la sala per gli incontri con gli avvocati - sono sotterranee, il che significa che i detenuti vivono completamente senza luce naturale. Gli avvocati del PCATI hanno riferito di avere incontrato un'infermiera di 34 anni detenuta nel suo ospedale e un adolescente arrestato a un checkpoint israeliano nell'ottobre 2024. Gli avvocati hanno descritto celle senza finestre e scarsamente ventilate che ospitano tre o quattro persone. I detenuti hanno raccontato frequenti sensazioni di soffocamento, percosse regolari, attacchi di cani e razioni di cibo misere. Il tempo all'aperto era limitato a pochi minuti ogni due giorni, e i loro materassi venivano rimossi dalle 4 del mattino fino a tarda notte, costringendoli a giacere su nudi telai di ferro.

Tal Steiner, direttore esecutivo del PCATI, ha dichiarato: "Tenere le persone sottoterra senza luce del giorno distrugge corpo e mente. È crudeltà deliberata - una forma di tortura".

Ben-Gvir: il ministro condannato per terrorismo che gestisce le prigioni

Itamar Ben-Gvir, che ora supervisiona l'intero sistema carcerario israeliano, come già su riportato, fu lui stesso perseguito e condannato nel 2007 dal Tribunale dei Magistrati di Gerusalemme per aver sostenuto un'organizzazione terroristica (Kach) e per incitamento al razzismo. Ben-Gvir è apparso in un video che mostrava detenuti palestinesi legati con manette seduti per terra, accompagnato da una dichiarazione scioccante: "Questo è come li trattiamo, e tutto ciò che resta è giustiziarli". Ben-Gvir, che supervisiona il servizio penitenziario, ha difeso il trattamento duro dei prigionieri palestinesi dichiarando che "i campi estivi e la pazienza per i terroristi sono finiti". È stato anche filmato mentre minacciava il leader politico palestinese Marwan Barghouti. Arab Barghouti (figlio di Marwan) ha dichiarato che Ben-Gvir ha mostrato a suo padre una sedia elettrica e gli ha detto che sarebbe stata la sua sorte.

I numeri dell'orrore: torture sistematiche e impunità assoluta

Secondo le Nazioni Unite, Human Rights Watch, Amnesty International e organizzazioni israeliane per i diritti umani come Physicians for Human Rights Israel e B'Tselem, uomini, donne e bambini palestinesi a Gaza e in detenzione in Israele sono stati sottoposti a stupro, stupro di gruppo, torture sessuali e mutilazioni, tra altre forme di violenza sessuale, nonché a torture psicologiche e fisiche da parte di soldati e personale medico israeliano, sia maschi che femmine. Almeno 75 detenuti palestinesi sono morti nelle carceri israeliane dall'ottobre 2023, secondo le Nazioni Unite. Raed Mohammad Amer, della Società dei Prigionieri Palestinesi, ha dichiarato che la sua organizzazione ha riscontrato che Israele ha giustiziato decine di palestinesi. Mahmoud Abu Foul, un detenuto rilasciato di 28 anni da Gaza nord, ha raccontato di essere stato torturato così gravemente d’aver perso la vista. Abu Foul, che aveva già perso una gamba in un bombardamento israeliano del 2015, ha riferito di aver subito torture incessanti a Sde Teiman. Un giorno, le guardie lo hanno colpito alla testa con tale forza che è caduto privo di sensi. Quando ha ripreso conoscenza, ha scoperto di aver perso la vista.

Un altro prigioniero rilasciato, Kamal Abu Shanab, ha dichiarato che il suo peso era sceso da 127 a 68 chilogrammi.

L'impunità assoluta: 88% dei casi archiviati

Nell'agosto 2024, il monitor bellico Action on Armed Violence (AOAV) ha riferito che l'88% delle indagini militari israeliane su accuse di crimini di guerra commessi dai suoi soldati dall'ottobre 2023 sono state chiuse o non hanno prodotto risultati. L'AOAV ha affermato che questi risultati suggeriscono che Israele sta cercando di creare un "modello di impunità".
I sondaggi mostrano che la maggioranza degli israeliani crede che gli ufficiali accusati non debbano affrontare accuse penali. E questo sinceramente mi sembra il messaggio peggiore, il più drammatico, il più inquietante.

La comunità internazionale complice

L'Euro-Mediterranean Human Rights Monitor ha dichiarato che le prigioni e i centri di detenzione israeliani, per la loro stessa progettazione e struttura, costituiscono un quadro sistematico intrinsecamente mirato a torturare e maltrattare prigionieri e detenuti palestinesi, privandoli dei loro diritti umani più basilari. L'organizzazione sottolinea che l'istituzione del carcere sotterraneo a Ramla dimostra disprezzo per il sistema di giustizia globale, ma è il risultato logico di una lunga storia di impunità resa possibile dalla completa impunità di cui Israele gode da parte degli Stati Uniti e di molti governi europei. Il 16 settembre 2025, la Commissione d'Inchiesta dell'ONU ha confermato ciò che i palestinesi avevano identificato fin dall'inizio: Israele sta commettendo genocidio.

Il capovolgimento orwelliano

La vicenda di Yifat Tomer-Yerushalmi rappresenta il culmine di un processo di dissoluzione dello Stato di diritto in Israele. Una donna che ha cercato di far rispettare la legge militare viene ora perseguitata, mentre i torturatori godono dell'appoggio politico dell'estrema destra al governo. Tomer-Yerushalmi è solo l'ultima di una lunga serie di alti funzionari della sicurezza che hanno lasciato l'incarico o sono stati rimossi, per essere sostituiti da persone considerate fedeli a Netanyahu e al suo governo di linea dura. Oltre 9.100 palestinesi continuano a essere detenuti nelle carceri israeliane. Circa 3.544 di loro sono detenuti con il sistema israeliano di "detenzione amministrativa", che consente a Israele di imprigionare i palestinesi fino a sei mesi senza accuse né processo. Gli ordini di detenzione amministrativa vengono ratificati da un tribunale militare israeliano, e il periodo di sei mesi di reclusione può essere rinnovato indefinitamente sulla base di un "fascicolo segreto" a cui né i detenuti né i loro avvocati possono accedere.
In Israele, oggi, denunciare le torture è un crimine. Praticarle, evidentemente, è patriottismo.

di Eugenio Cardi

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