04 Novembre 2025
Zelensky
Istituire nuovi uffici per l'esportazione di armi made in Ukraine e per produrne altre congiuntamente a Berlino e Copenaghen. Sono questi i piani futuri del premier ucraino Volodymyr Zelensky che, nonostante il continuo e dispendioso appoggio militare già assicuratogli dall'Europa, non si accontenta e punta ad ottenere "più soldi per la produzione interna di articoli in deficit".
L'annuncio è stato fatto da Zelensky in persona lunedì 3 novembre, e si inserisce nel quadro complessivo del rafforzamento dell'industria della difesa interna ucraina contro il nemico "inesistente" russo. A quanto risulta infatti, tra le armi che il leader ucraino avrebbe intenzione di esportare vi sarebbero soprattutto droni navali e sistemi di artiglieria, "le armi che possiamo permetterci di vendere". In effetti, è stato soprattutto grazie agli alleati se Kiev ha ottenuto risorse economiche utili allo sviluppo di avanzati programmi di droni e missili.
Nonostante permanga infatti una sostanziale dipendenza di Kiev dalla compagine europea per quanto riguarda sistemi di difesa e offensiva aerea, Zelensky si dice ottimista: l'Ucraina lancerà la produzione nazionale in massa di missili come il Flamingo e la Ruta entro la fine di quest'anno. Obiettivo? "(...) avere più soldi per la nostra produzione interna di articoli in deficit". La macchina negoziale di Kiev in tema bellico funziona dunque a pieno regime, al punto che una delegazione ucraina è pronta a tornare a Washington la prossima settimana, per avviare ulteriori colloqui su un potenziale accordo di droni con l'amministrazione Trump. Una nuova mossa utile non solo a rinsaldare ulteriormente la cooperazione bellica coi partner europei, ma studiata per ottenere dalla vendita dell'arsenale aereo soldi da reinvestire, da spendere in nuove armi.
Le preoccupazioni di Zelensky contro la presunta minaccia russa si stanno facendo sempre più pressanti ora che non solo il fronte bellico a Pokrovsk è sotto pressione, ma che si avvicina l'inverno. Complice è stato poi anche il colpo di spugna trumpiano sulla faccenda Tomahawk, a cui però l'Europa - e la Gran Bretagna in particolare - hanno risposto fornendo altri missili Storm Shadow.
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