02 Settembre 2025
Nuovi scontri tra l'élite militare israeliana e il governo del premier Benjamin Netanyahu. In occasione di una riunione del gabinetto di guerra dell'esecutivo per discutere degli avanzamenti sulla situazione in Cisgiordania e a Gaza, il generale dell'Idf Eyal Zamir ha criticato duramente l'establishment politico di Tel Aviv: "Dove eravate voi il 7 ottobre? La guerra nella Striscia doveva finire mesi fa, trascinarla non ha alcun senso, può portare solo danni. Siamo in un governo militare, non più politico".
Durante l’ultimo incontro del gabinetto israeliano, il Capo di Stato Maggiore dell’Idf, il tenente generale Eyal Zamir, ha espresso critiche severe ai ministri che insistono sulla sconfitta militare di Hamas a Gaza, sollevando dubbi sulle scelte strategiche di Tel Aviv dopo quasi due anni di conflitto.
Secondo Channel 13, Zamir ha rivolto ai membri del gabinetto parole cariche di sarcasmo: “Buongiorno, voi eravate il gabinetto del 7 ottobre. Ora vi ricordate di parlare della sconfitta di Hamas? Dove eravate il 7? L’8? Il 9? Ora vi ricordate, dopo due anni.” Con queste parole il generale ha sottolineato come la nuova determinazione a “vincere militarmente” arrivi troppo tardi, dopo mesi di bombardamenti, assedi e distruzione nella Striscia di Gaza. Durante il dibattito, il generale ha evidenziato anche un problema istituzionale: “Quello che stiamo vivendo non è solo una guerra, ma la trasformazione del governo in un de facto governo militare: le decisioni civili vengono sempre più subordinate alle logiche militari”.
Il generale ha poi continuato, rivolgendosi a Benjamin Netanyahu, a Bezalel Smotrich e a Itamar Ben-Gvir: "La vostra decisione di conquistare Gaza City porterà alla conquista dei campi profughi nella Gaza centrale e poi a un governo militare, perché non ci sarà nessun altro organismo che possa assumersi la responsabilità della popolazione". Il premier ha poi tolto il briefing alla stampa che spettava a Zamir.
Zamir ha poi aggiunto che, alla sua nomina a capo dell’esercito a marzo, Gaza “non era sconfitta”, ma che oggi, secondo i suoi calcoli, “il 70% di Gaza è già distrutto”. Il linguaggio del capo militare ha suscitato stupore tra gli stessi ministri, mentre le tensioni sul piano per un’operazione militare su Gaza City erano palpabili.
Il generale e altri vertici militari hanno espresso riserve rispetto all’idea di un’avanzata totale nella città, sottolineando che una strategia di conquista rischierebbe di peggiorare ulteriormente la crisi umanitaria. La proposta di un accordo graduale per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco, già approvata da Hamas, era stata infatti accantonata dai membri più interventisti del governo.
L’incontro ha messo in luce la frattura tra chi sostiene l’escalation militare e chi invece invita a considerare le conseguenze devastanti sulla popolazione civile palestinese. Gli oltre due anni di conflitto hanno già provocato decine di migliaia di vittime e la quasi totalità delle infrastrutture a Gaza gravemente danneggiate, mentre la comunità internazionale continua a chiedere soluzioni politiche per porre fine all’assedio.
La critica di Zamir sottolinea come la retorica della “vittoria militare” rischi di ignorare la realtà sul terreno: una popolazione palestinese intrappolata in una crisi umanitaria senza precedenti, e una guerra che prosegue senza soluzione.
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