28 Agosto 2025
Gaza non si abbandona. È questo il messaggio forte e chiaro lanciato dai patriarchi Pierbattista Pizzaballa, Capo della Chiesa latina di Gerusalemme, e Teofilo III, guida dei greco-ortodossi, in una dichiarazione congiunta che suona come un atto di resistenza civile e spirituale.
“Il clero e le suore hanno deciso di restare – scrivono – per continuare a prendersi cura di chi si trova nei nostri complessi. Lasciare Gaza significherebbe condannare a morte molti di loro”.
Non è solo un gesto di fede, ma una presa di posizione netta contro l’evacuazione forzata dei civili, mentre Israele si prepara a un’occupazione estesa della Striscia. I due leader religiosi puntano il dito: “Non c’è futuro nella vendetta, nello sfollamento o nella prigionia di un popolo. Nessuno può giustificare un esodo forzato”.
Nel cuore di Gaza City, i due complessi religiosi – quello greco-ortodosso di San Porfirio e quello latino della Sacra Famiglia – sono diventati rifugi di emergenza per centinaia di civili. Qui vivono anziani, donne, bambini e persone con disabilità, spesso affidate alle cure delle Suore Missionarie della Carità. “Molti sono già debilitati e malnutriti – spiegano – fuggire al sud, tra i bombardamenti, sarebbe per loro una condanna”.
Il rischio è altissimo, ma la scelta è chiara. “Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro – ammettono – ma nessuno può essere costretto a lasciare la propria terra. Lo ha detto anche Papa Leone XIV: ogni popolo ha diritto a vivere nella propria casa”.
I due patriarchi lanciano infine un appello alla comunità internazionale: “Fermate questa spirale di violenza. Fate tacere le armi. È ora di pensare al bene comune e alla salvezza degli ostaggi israeliani e dei dispersi”.
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