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Gaza, Israele assolda coloni su Facebook per distruggere la Striscia con bulldozer: fino a 8000 euro al mese con vitto e alloggio inclusi

Israele trasforma Gaza in un cantiere di demolizioni: bulldozer e imprese private lucrano sulla distruzione e sul furto delle macerie

22 Agosto 2025

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Gaza, fonte: MSF

Israele sta assoldando dei coloni ultra nazionalisti su Facebook per distruggere la Striscia di Gaza con i bulldozer. Infatti, lo Stato ebraico ha dichiarato che il genio di Tel Aviv non ha né personale né strumenti sufficienti per radere al suolo completamente gli edifici palestinesi. Via quindi al reclutamento di imprese e cittadini privati, pagati fino a 8000 euro al mese con vitto e alloggio inclusi.

Gaza, Israele assolda coloni su Facebook per distruggere la Striscia con bulldozer: fino a 8000 euro al mese con vitto e alloggio inclusi

Nella Striscia di Gaza, la distruzione non è soltanto la conseguenza dei bombardamenti. È una pratica sistematica e pianificata, portata avanti con bulldozer ed escavatori che seguono l’avanzata dell’esercito israeliano. Secondo le Nazioni Unite, oltre il 90 per cento degli edifici è stato danneggiato o raso al suolo: interi quartieri cancellati, città ridotte a cumuli di macerie. Ma dietro questa devastazione non c’è solo la logica militare: c’è un’economia della distruzione che trasforma Gaza in un affare redditizio.

Un’inchiesta del quotidiano israeliano Haaretz e del finanziario TheMarker ha rivelato che imprese private, molte legate al movimento dei coloni e a gruppi ultranazionalisti, vengono pagate per demolire abitazioni e palazzi palestinesi. Il meccanismo è semplice: 2.500 shekel per edifici bassi, 5.000 per quelli più alti, mentre gli operatori guadagnano fino a 30.000 shekel al mese, quasi 8000 euro, cifre mai viste nel settore. Annunci di lavoro diffusi sui social offrono salari doppi rispetto alla media e promettono vitto e alloggio, trasformando la distruzione in una vera e propria industria.

Parallelamente, un altro business prospera: il furto delle macerie. Camion carichi di cemento, ferro e pietre vengono trasferiti in Israele, dove i materiali vengono riciclati e rivenduti. Un doppio colpo inferto ai palestinesi: le loro case vengono abbattute e i resti sottratti, impedendo ogni tentativo di ricostruzione autonoma. L’Onu stima che a Gaza ci siano oltre 40 milioni di tonnellate di detriti, sufficienti a generare enormi profitti.

Israele giustifica queste demolizioni come necessità militare in un contesto di guerriglia urbana. Ma persino fonti interne ammettono che lo scopo è “distruggere il più possibile”, ben oltre le esigenze belliche. Il quotidiano Yedioth Ahronoth ha definito Gaza “il più grande cantiere di demolizioni del mondo”, sottolineando che l’operazione non accelera né la sconfitta di Hamas né il rilascio degli ostaggi. Al contrario, appare come una strategia deliberata di spopolamento: ridurre Gaza inabitabile e spingere la popolazione verso l’esodo forzato.

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