12 Dicembre 2025
Act For Israel logo, fonte: Instagram, @actforisrael
Un'associazione israelo-americana, "Act For Israel", è stata accusata negli Stati Uniti di aver "influenzato e plasmato i media tradizionali americani e i social verso posizioni sioniste". Non solo avrebbe fatto ciò non segnalandosi come "agenti stranieri", ma ha compiuto il tutto tramite la cooperazione diretta con funzionari dello Stato Ebraico.
Un gruppo di advocacy israeliano-americano è al centro di una controversa campagna di influenza mediatica negli Stati Uniti dopo la pubblicazione di una serie di email trapelate che rivelano la cooperazione diretta con funzionari israeliani per plasmare la copertura dei media statunitensi. Secondo i documenti ottenuti da Responsible Statecraft e resi pubblici di recente, l’organizzazione "Act For Israel", fondata dall’attrice italo-israeliana Noa Tishby, avrebbe coordinato con l’ambasciata e il ministero degli Esteri israeliani diverse iniziative volte a diffondere una narrativa favorevole a Israele sui principali blog e programmi radio americani.
Le email trapelate — che risalgono soprattutto al 2011 e sono state diffuse dal gruppo di hacker Handala — mostrano come "Act For Israel" abbia aiutato il consolato israeliano a organizzare almeno sette interviste con importanti blog e show radiofonici negli Stati Uniti per promuovere l’immagine dell’esercito israeliano e “diffondere la narrativa di Israele”. Secondo esperti di diritto, queste attività appaiono come una chiara violazione del "Foreign Agents Registration Act" (Fara), la legge statunitense che obbliga chi fa lobbying per conto di un governo straniero a registrarsi presso il Dipartimento di Giustizia.
Secondo Ben Freeman, analista del Quincy Institute, i documenti costituiscono un “caso lampante” in cui "Act For Israel" avrebbe dovuto registrarsi come agente straniero, dal momento che gli americani non erano informati che le iniziative fossero dirette da o coordinate con il governo israeliano.
I documenti descrivono anche “media junket” sponsorizzati, ossia viaggi stampa completamente finanziati durante i quali i partecipanti dovevano impegnarsi a pubblicare un numero minimo di contenuti pro-Israele dopo il rientro. In alcuni casi, i partecipanti dialogavano con alti funzionari israeliani, creando così relazioni strette tra attivisti pro-Israele e giornalisti americani.
Sebbene "Act For Israel" si sia poi sciolto, alcuni dei suoi principali attori continuano a operare nella sfera mediatica e politica negli Stati Uniti. Tishby, ad esempio, ha trasmesso messaggi pro-Israele sui social media e in passato è stata registrata come agente straniero per una posizione ufficiale con il governo israeliano, mentre il suo collaboratore Yoav Davis ha recentemente presentato registrazioni Fara per un contratto di Public Relations pagato dal governo israeliano per la gestione di messaggi legati agli ostaggi e ad altri temi sensibili.
La vicenda solleva domande ampie su quanto sia diffusa l’influenza israeliana sulla stampa e sull’opinione pubblica statunitense e su quante di queste attività siano formalmente dichiarate come richiesto dalla legge americana.
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