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Attacco Israele in Iran, funzionari di Tel Aviv: "Trump era d'accordo, ha nascosto il suo ok per aumentare l'effetto sorpresa"

La Casa Bianca non conferma questa versione e insiste sull'unilateralità dell'attacco, ma dopo l'attacco Trump ha parlato di "grande successo", sottolineando che l'azione israeliana potrebbe "aumentare" le chance di un accordo e contribuire a convincere l’Iran a rinunciare completamente all’arricchimento dell’uranio

14 Giugno 2025

L'amministrazione Trump prende di mira chi critica Israele, riducendo la libertà di espressione negli Stati Uniti

Netanyahu e Trump, fonte: imagoeconomica

Due funzionari israeliani hanno rivelato che "Trump era pienamente d'accordo con l'attacco di Israele ai siti nucleari, militari e petroliferi in Iran e ha nascosto il suo ok per aumentare l'effetto sorpresa". Questa dichiarazione contraddice quanto affermato dal Presidente Usa subito dopo l'attacco: "Sapevamo tutto dell'attacco, ma non siamo coinvolti".

Attacco Israele in Iran, funzionari di Tel Aviv: "Trump era d'accordo"

Due funzionari israeliani anonimi hanno dichiarato al sito Axios che l’attacco contro l’Iran sarebbe stato completamente coordinato con Washington e che Trump era d’accordo, anche se pubblicamente si opponeva. Il presunto disaccordo sarebbe stato una "cortina fumogena" per dare all’Iran, inclusi i vertici militari e gli scienziati nucleari, l’impressione di essere al sicuro, aumentando le chance di successo dell’operazione.

"Avevamo una chiara luce verde dagli Usa", hanno sottolineato i due funzionari. In precedenza lo staff di Netanyahu aveva detto ai giornalisti che Trump aveva cercato di frenare Israele durante una telefonata lunedì, ma ora i funzionari israeliani spiegano che, in realtà, quella chiamata riguardava il coordinamento prima dell’attacco.

Da quando c'è stato il primo attacco, Trump ha dichiarato che sapeva, ma che gli Stati Uniti non sono stati coinvolti militarmente e che, fino a poche ore prima dei raid israeliani, avrebbe detto a Netanyahu di non far nulla che potesse far "saltare" le possibilità di un accordo.

Attacco in Iran, il silenzio di Trump tacita approvazione?

Trump e Netanyahu avrebbero parlato diverse volte giovedì. Anche Ron Dermer, il braccio destro di Netanyahu, avrebbe comunicato con i suoi omologhi americani "cercando di ottenere almeno una tacita approvazione", secondo Axios. Tra i 30 minuti e 1 ora prima che partissero i caccia israeliani, Israele ha informato anche altri alleati nella regione e nel mondo che stava per colpire l’Iran, specificando anche "che gli Usa non sono coinvolti e l’unica cosa che il presidente Trump vuole è la pace". Anche il dipartimento di Stato Usa poco prima ha informato diversi alleati in Medio Oriente sottolineando di non essere direttamente coinvolto.

Anche supponendo che Trump non fosse d’accordo, in molti si domandano con quanta forza abbia cercato di dissuadere Netanyahu. Da una parte il Presidente Usa non voleva "rovinare" i colloqui sul nucleare con l’Iran, ma d’altra parte aveva dichiarato che gli iraniani non si stavano piegando alle sue condizioni, li aveva definiti "più aggressivi".

Netanyahu avrebbe detto al tycoon che "la sorpresa è l’essenza del successo" e ricordato che anche lui aveva affermato chiaramente che "l’Iran non deve avere un’arma nucleare". Molti funzionari della Casa Bianca erano preoccupati del fatto che Netanyahu potesse agire anche senza luce verde di Trump, anche se il premier israeliano aveva assicurato a Trump che non l’avrebbe fatto. La Casa Bianca ha detto a Netanyahu che se avesse attaccato l’Iran, avrebbe dovuto farlo da solo.

Subito dopo l’attacco, Trump è rimasto in silenzio, cosa che raramente accade. L’unica dichiarazione è stata un comunicato diffuso nella notte dal segretario di Stato Usa Marco Rubio: "Stasera Israele ha compiuto un’azione unilaterale, noi non siamo coinvolti negli attacchi contro l’Iran e la nostra principale priorità è di proteggere le forze americane nella regione. Israele ci ha informati che ritiene questa azione necessaria per la propria autodifesa. Il presidente Trump e l’amministrazione hanno fatto tutti i passi necessari per proteggere le nostre forze. Lasciate che sia chiaro: l’Iran non dovrebbe prendere di mira gli interessi o il personale americano".

Le frasi pronunciate da Trump il giorno successivo hanno però lasciato perplessi gli americani. "Un grande successo", ha affermato, notando che è stato usato "grande equipaggiamento americano". Inoltre ha presentato l’attacco israeliano come qualcosa che può "aumentare" le chance di un accordo e contribuire a convincere l’Iran a rinunciare completamente all’arricchimento dell’uranio. Ha detto anche che "i mercati risponderanno positivamente, perché l’Iran non avrà un’arma nucleare". Poi ha lasciato intendere che Teheran avesse violato un ultimatum: "Avevo dato all’Iran 60 giorni, oggi è il 61esimo, avrebbero dovuto fare un accordo", anche se fino al giorno prima affermava che i colloqui erano previsti domenica. Ora afferma che Teheran possa avere "una seconda chance" prima di attacchi ancora "più brutali".

L'attacco di Israele in Iran progettato dal 2009 e anticipato dal GdI

Come anticipato da Il Giornale d'Italia, Israele ha attuato il piano preparato nel 2009 tramite l'operazione "Rising Lion", dando seguito alla volontà di attuare "la completa eliminazione dell'uranio iraniano". Oltre ai siti di Natanz (cuore del programma nucleare iraniano) e Teheran, sono finite sotto attacco la città di Tabriz, nel nord ovest e sede di importanti raffinerie, le città di Isfahan e Arak a sud della capitale e la città di Kermanshah, a ovest di Teheran. Poi Israele ha colpito Fordow, il sito nucleare più fortificato del Paese. Come anticipato da Il Giornale d'Italia, sarebbero state usate bombe "bunker busting", in quanto le centrifughe situate nel centro sono a una profondità di circa 40-50 metri sotto terra.

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