12 Giugno 2025
Benjamin Netanyahu vara il suo piano segreto, risalente al 2009: colpire i principali siti nucleari iraniani (situati a Natanz, Isfahan e Bushehr) e gli impianti petroliferi con bombe "bunker busting". Da settimane Israele minaccia un attacco unilaterale ai siti nucleari di Teheran (andando contro Donald Trump, che ha più volte affermato di "preferire che nessuna bomba venisse sganciata") e in queste ore sembra che il momento possa essere arrivato: gli Stati Uniti infatti hanno ordinato stamattina l'evacuazione del personale "non essenziale" dalle loro ambasciate in Iraq, Bahrein e Kuwait, in quanto temono un attacco israeliano contro l'Iran "senza consenso" statunitense.
Come anticipato da Il Giornale d'Italia, il governo di Tel Aviv da tempo ha in mente di colpire i siti nucleari e petroliferi di Teheran. Il piano sarebbe pronto dal 2009, anno in cui il premier Netanyahu è tornato al potere per la seconda volta ed è stato varato in queste ore. Prima le minacce di colpire unilateralmente l'Iran e le sue centrali nucleari (confermate anche da fonti degli 007 Usa), poi ieri l'esplosione nell'impianto petrolchimico Kaveh Petrochemical di Bandar Dayyer, nella provincia di Bushehr, la stessa in cui si trova la centrale nucleare più importante del paese; infine l'ordine Usa di abbandonare le ambasciate nei paesi confinanti, a causa di un possibile attacco senza il consenso israeliano di Washington. Sembra allora chiaro che Tel Aviv abbia iniziato ad attuare il suo piano "segreto".
Il piano prevederebbe l'attacco ai siti nucleari, petroliferi e petrolchimici iraniani mediante il massiccio impiego di bombe "bunker busting". Questi ordigni sono essenziali per danneggiare e distruggere le infrastrutture iraniane, in quanto diverse sono sotterranee: le centrifughe del centro di arricchimento dell'uranio di Natanz (il cuore del programma nucleare di Teheran) sono poste a 40-50 metri di profondità circa e protette da uno scudo di cemento di oltre 7 metri.
Le bombe "bunker busting", note anche come Robust Nuclear Earth Penetrator (RNEP), Nuclear Bunker Buster (NBB), e più genericamente come Earth-penetrating Weapons (EPW), sono ordigni progettati penetrare in profondità nel suolo, distruggendo bunker e strutture sotterranee.
I siti che Israele avrebbe intenzione di colpire per primi sono molto probabilmente Natanz, Bushehr e Isfahan, dove sono situate le strutture più importanti per il programma nucleare iraniano: rispettivamente vi si trovano il più grande centro di arricchimento di uranio, la principale centrale nucleare iraniana e il più grande complesso di ricerca nucleare del paese. Se Tel Aviv, come dichiarato più volte, vuole "la completa eliminazione dell'uranio iraniano", dovrà per forza colpire i maggiori centri di produzione e ricerca.
Teheran ha a disposizione diversi siti nucleari, divisi in strutture di stoccaggio dell'uranio, centri di arricchimento, basi missilistiche, centrali nucleari e centri di ricerca.
A Teheran troviamo l'università tecnologica Sharif, centro di studi ingegneristici e fisici, nella quale sono concentrate molte delle ricerche locali sull'energia nucleare. Sempre nella capitale si trova la Kalaye Electric Company, azienda statale subordinata all'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran (AEOI), dichiarata dalle autorità iraniane come sito primario per la ricerca e lo sviluppo dell'arricchimento tramite centrifuga tra il 1997 e il 2002.
A Moallem Kalayeh vi è il centro di addestramento dell'AEOI, mentre a Bonab si trova un altro centro di ricerca. A Lashkarabad, a circa 40 chilometri dalla capitale iraniana, vi è un impianto di ricerca sull'arricchimento dell'uranio mediante tecnologia laser. Poco distante, a Fordow, vi è un impianto sotterraneo di arricchimento dell'uranio, il secondo più grande e il più fortificato del paese; l'impianto è costruito dentro una montagna, in modo da renderlo il più difficile possibile da colpire.
A Semnan vi è il Centro Spaziale iraniano: qui, oltre a svolgersi i test del programma aerospaziale di Teheran, vi è anche la produzione di razzi di artiglieri Nazeat, a propellente solido.
A Natanz si trova il principale centro per l'arricchimento dell'uranio iraniano, dove operano migliaia di centrifughe. Spesso considerato il cuore del programma nucleare di Teheran, la struttura è in gran parte sotterranea, costruita in bunker per proteggerla da eventuali bombardamenti: l'impianto è protetto da uno scudo di cemento spesso circa 7,6 metri, con le centrifughe situate ad una profondità di circa 40-50 metri. Da qui l'impiego bombe "bunker busting" da parte di Israele.
Ad Arak si trova un reattore nucleare ad acqua pesante, capace di produrre circa 40 MW di energia. È il primo reattore iraniano costruito internamente ed è pensato per produrre energia e isotopi.
Ad Isfahan vi è il più grande complesso di ricerca nucleare di tutto l'Iran. Qui si trova un centro di tecnologia nucleare, un impianto di conversione, un impianto di produzione di combustibile, un impianto di rivestimento in zirconio e altre strutture e laboratori. Circa 3000 scienziati lavorano nel centro. Nonostante Teheran affermi che non sia un centro atto a produrre armi nucleari, alcuni fonti sostengono che ad Isfahan potrebbe essere in corso un programma per la produzione di armi atomiche.
A Saghan e Ardakan si trovano rispettivamente una miniera e l'impianto di lavorazione dell'uranio, mentre a Darkovin vi è una centrale nucleare ancora in costruzione (iniziata nel 2022) che dovrebbe essere capace di produrre 360 MW di potenza, basata su un reattore ad acqua pesante.
A Shiraz e Gachine si trovano un probabile sito missilistico iraniano, sospettato ma ufficialmente mai dichiarato, e una miniera con annesso impianto di lavorazione dell'uranio.
A Bushehr si trova la principale centrale nucleare dell'Iran. Qui si trova un reattore ad acqua leggera, il primo reattore civile del Medio Oriente, con una capacità di circa 1000 MW e altri due reattori la cui costruzione è iniziata nel 2017.
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