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7 ottobre 2023, ovvero l’11 settembre del Medioriente: 49 mila morti di cui 16mila bambini e 97mila feriti per liberare 4 ostaggi

L'incursione di Hamas e la reazione di Israele. Il doppio standard dell’Occidente che sanziona Mosca e intanto arma lo Stato ebraico

06 Ottobre 2024

7 ottobre 2023, ovvero l’11 settembre del Medioriente: 50 mila morti di cui 11mila bambini e 100 mila feriti per liberare 4 ostaggi

Gaza

Un anno dopo. 49 mila morti (di cui 16mila bambini), 176 giornalisti uccisi e 97mila feriti dopo (anche se, secondo la rivista scientifica Lancet, il conteggio dei morti sfiora 190 mila). Dopo aver distrutto oltre l’80% delle abitazioni di Gaza, inclusi ospedali, scuole, chiese e moschee. Dopo aver ucciso 122 giornalisti, il numero più alto mai registrato in un conflitto. Dopo un anno di furiosi bombardamenti indiscriminati e di uso di bombe al fosforo bianco contro civili inermi. Dopo un anno in cui l’esercito israeliano ha commesso atroci crimini di guerra seminando morte, distruzione e terrore in un fazzoletto di terra di 360 chilometri quadrati. Dopo un anno di furia cieca, orrore e disperazione, sono stati liberati solo 4 ostaggi. Oltre 160 sono ancora prigionieri a Gaza. 

Un anno dopo è sempre più chiaro che il 7 ottobre 2023 è l’11 settembre del Medioriente. Come l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 è servito per fare da innesco alla “guerra globale al terrorismo” con l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, allo stesso modo l’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre 2023 ha preparato il terreno a qualcosa di analogo.

Al di là della fondatezza e della credibilità dei fatti rappresentati dall’esercito israeliano e poi ripresi dal coro unanime dei media occidentali, secondo cui l’intero sistema di intelligence e di difesa israeliano sarebbe stato colto di sorpresa dall’attacco di Hamas del 7 ottobre in cui sono stati uccise 1200 persone e altre 250 sono state rapite.

Il cambio del nuovo paradigma terroristico: "Possiamo colpire chiunque e dovunque in qualsiasi modo"

Al di là delle fake news sulla decapitazione di 40 bambini ……Resta però da capire come, mesi dopo, lo stesso sistema di intelligence e di difesa israeliano sia stato in grado di preparare e mettere in atto un attentato di gigantesche proporzioni e di enorme impatto facendo esplodere 4mila dispositivi cercapersone, oltre a walkie talkie e pannelli fotovoltaici per colpire con un atto di chiaro stampo terroristico la rete di Hezbollah in Libano. Al di là di quanto emerso da numerose inchieste giornalistiche, a partire da quelle di Max Blumenthal che per primo ha messo in dubbio la narrazione ufficiale su Gray Zone, seguito poi da Haaretz, dal New York Times e dal Washington Post e da decine di testate giornalistiche, il 7 ottobre ha consentito a Israele di perseguire l’obiettivo strategico di incendiare il Medioriente per tentare di balcanizzarlo. 

Oggi è chiaro che Israele non è evidentemente intenzionato solo a sterminare i palestinesi e a impadronirsi dei loro territori. Israele vuole a ogni costo innescare una reazione a catena in un’area di grande importanza strategica dove Stati Uniti, Israele e le potenze europee stanno perdendo terreno dal punto di vista dell’influenza politica, economica e militare.

Israele, armato e sostenuto dagli Stati Uniti, non solo continua la distruzione sistematica dei Territori palestinesi, da Gaza alla Cisgiordania, ma ha esteso la guerra allo Yemen, alla Siria, all’Iraq e ora anche al Libano. In Libano Israele bombarda interi quartieri di Beirut in modo furioso e indiscriminato. Per uccidere Hassan Nasrallah, il capo politico di Hezbollah, Israele ha ucciso più di 500 persone, 500 civili innocenti. Secondo i dati UNICEF in 11 giorni Israele ha ucciso più di 100 bambini in Libano.

Questi numeri esprimono in modo chiaro la dottrina militare e l’approccio politico di Israele: perseguire il fine con qualsiasi mezzo, raggiungere l’obiettivo a qualsiasi costo. Nello stesso contesto l’Iran, in due occasioni, ha mostrato tutta la propria forza e capacità organizzando due attacchi missilistici che hanno scardinato il triplice scudo protettivo di Israele e hanno centrato numerosi obiettivi militari (caserme, aeroporti militari, sedi dell’intelligence, armi e aerei da guerra, ecc.) senza uccidere civili.

Israele bombarda a tappeto e agisce come un ”cane rabbioso” che deve incutere terrore, come sosteneva con fermezza negli anni 60 Moshe Dayan, il generale e politico con l’iconica benda nera che copriva l’occhio sinistro. L’Iran colpisce in modo chirurgico e mirato obiettivi militari evitando gli “effetti collaterali”. Eppure per i media occidentali Israele esercita il legittimo diritto alla difesa e l’Iran è il centro dell’asse del male che vuole distruggere Israele, “l’unica democrazia del Medioriente”.

L’obiettivo centrale per Israele e per i neocon e gli straussiani di Washington resta l’Iran, oggi ancora più che mai. L’Iran è ormai parte integrante dei BRICS, di cui fanno parte Russia e Cina, ed è uno snodo fondamentale del Corridoio Nord-Sud realizzato dalla Russia in risposta al blocco dell’Occidente e, allo stesso tempo, è uno snodo fondamentale della Nuova Via della Seta promossa dalla Cina. L’Iran va colpito e la sua classe dirigente va annientata. Con ogni mezzo. In quest’ottica va inquadrato con ogni probabilità il misterioso incidente in cui è precipitato l’elicottero del presidente iraniano Rouhani.

Allo stesso tempo il 7 ottobre ha svelato al mondo il doppio standard occidentale in modo così evidente da cancellare ogni dubbio. La narrazione incentrata sull’aggressore da condannare e punire e sull’aggredito da difendere e sostenere in ogni modo è scomparsa nel momento in cui Israele ha iniziato a bombardare Gaza e trascinare nell’abisso il Medioriente. Le affermazioni con cui Netanyahu si era precipitato a condannare l’invasione russa nel febbraio del 2022 lette oggi paiono degne di una scadente piece del Teatro dell’Assurdo, sono l’elemento paradossale e grottesco della tragicommedia in cui siamo precipitati. Dopo quasi due anni in cui politici e media occidentali hanno giustificato ogni forma di azione sconsiderata e autolesionistica, dalle sanzioni nei confronti della Russia all’appoggio economico e militare all’Ucraina, chi osa proporre qualsiasi forma di intervento sanzionatorio nei confronti di Israele viene subito tacciato di antisemitismo. Così il Libano resta in balia della furia di Israele ed è del tutto abbandonato a se stesso dalla comunità occidentale, nonostante sia chiaro il suo status di nazione aggredita.

In questo quadro sembra normale, perfino una cosa buona e giusta, che il segretario di Stato americano Anthony Blinken si impegni a fornire aiuti umanitari al Libano. “Forniremo quasi 157 milioni di dollari in nuovi aiuti umanitari per supportare le popolazioni colpite dal conflitto in Libano. Questo finanziamento affronterà le esigenze degli sfollati, delle popolazioni di rifugiati all’interno del Libano e delle comunità che li ospitano”. Peccato che le buone azioni degli USA servano a coprire minima parte dei  danni provocati dai bombardamenti di Israele e che meno di due mesi fa, il 13 agosto, Washington abbia approvato un ulteriore pacchetto di aiuti a favore di Israele per consentire l’acquisto di armi USA per 20 miliardi di dollari. Del resto gli USA forniscono a Israele 3,8 miliardi di dollari in aiuti militari annuali nell’ambito di un accordo decennale che intende consentire a Israele di mantenere un “vantaggio militare qualitativo sui paesi vicini”. Da una parte vengono quindi stanziati miliardi di dollari per imbottire di armi Tel Aviv e dall’altra si riservano pochi milioni per fare l’elemosina a chi perde la casa a causa delle bombe israeliane made in USA. 

Il 7 ottobre, se non altro, è servito per squarciare definitivamente il velo di ipocrisia che avvolge l’Occidente collettivo e impedisce di vedere la realtà.

Di Marco Pozzi.

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