04 Novembre 2023
A seguito dell'attacco di Hamas del 7 ottobre, era stata diffusa la drammatica notizia che nel kibbutz di Kfar Aza 40 bambini fossero stati decapitati dai miliziani. Nonostante insieme a quello di Be'eri, quello di Kfar Aza fosse stato uno dei kibbutz in cui l'attacco si era dimostrato più dirompente, sin da subito si erano sollevati molti dubbi in merito ad una notizia che più di un osservatore riteneva essere infondata, e tra i primi, Il Giornale d'Italia.
Siamo quindi andati nel kibbutz di Kfar Aza, oltre che in quello di Be'eri, per parlare con chi quelle ore le ha vissute in prima persona, e può testimoniare quanto successo. Parlando con Hari, ebreo residente li da 37 anni, abbiamo scoperto come, in realtà, di queste decapitazioni non ci sia nè notizia nè tantomeno traccia.
Il kibbutz di Kfar Aza sorge a circa tre chilometri dalla Striscia di Gaza. Alle 6,30 di mattina del 7 ottobre circa 70 miliziani di Hamas raggiungono il piccolo villaggio di circa 750 abitanti, circondato da una rete con il filo spinato.
Alcuni soldati giungono in loco circa 6 ore dopo, tre le 12 e le 13. Il grosso dell'IDF dopo 24 ore.
I miliziani, riportano le autorità dello Stato ebraico, avrebbero fatto saltare le porte delle case con gli RPG (non mancano tuttavia teorie che spiegano i segni delle esplosioni con presunti bombardamenti sul villaggio effettuati dall'Idf per colpire Hamas), e quando gli abitanti si chiudono nelle camere di sicurezza, o "shelter" (piccoli bunker di cui è dotata praticamente ogni abitazione vicino il confine israelo-palestinese) versano del gasolio e gli danno fuoco per farli uscire. Obiettivo primario sarebbe stato il tentativo di rapimento per avere degli ostaggi nelle trattative con il governo israeliano.
Alla fine della giornata, riportano fonti israeliane, nel villaggio si conteranno 200 morti, di cui 40 bambini, oltre un numero imprecisato di ostaggi.
Nei giorni seguenti irrompono le parole del maggiore dell'IDF David Zion alla reporter israeliana Nicole Zedeck della TV locale i24news, secondo cui nel villaggio di Kfar Aza 40 bambini sarebbero stati decapitati da Hamas.
La notizia fa il giro del mondo e nel giro di poche ore viene confermata alla CNN e dal Ministero della Difesa di israeliano.
L'11 ottobre, poi, anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden giura di aver visto i video dei bimbi decapitati a Kfar Aza.
Nei giorni successivi però i dubbi riguardo quanto raccontato si sono moltiplicate. Sempre più giornalisti e rappresentati delle forze armate israeliane hanno confermato non esserci in realtà evidenze di una tale barbarie.
in particolare, Il Giornale d'Italia e il francese Samuel Forey, giornalista per Le Monde e Le Soir hanno sollevato molti dubbi in assenza di numeri e fatti su reali accadimenti.
Il francese aveva affermato: "Ieri ero a Kfar Aza. Nessuno mi ha parlato di decapitazioni, tanto meno di bambini decapitati, tanto meno di 40 bambini decapitati. Ho contattato due servizi di emergenza (che desiderano rimanere anonimi, poiché l'argomento è delicato), che hanno raccolto diversi cadaveri. Entrambi affermano di non aver assistito a tali abusi – senza dire che non sono esistiti".
Dopo che anche il comando dell'Idf ha negato di essere in possesso di prove a confermare la decapitazione di 40 bambini, la reporter israeliana ha ammesso di non aver verificato la veridicità della narrazione, e che lei non avesse visto alcun bambino decapitato. Molti erano stati i passi indietro di quanti avevano giurato di aver visto foto o video di bambini decapitati. Tra questi, anche la Casa Bianca, costretta ad ammettere che il presidente Biden non avesse in realtà visto niente del genere.
Il Giornale d'Italia ha fatto visita al kibbutz di Kfar Aza, in quello che è stato un tour per i giornalisti organizzato dalle autorità israeliane. Una vetrina per la stampa su quelle ore del 7 ottobre, con la quale Israele ha raccontato quanto da settimane autorità politiche e militari vanno ripetendo. In un piazzale due funzionari hanno mostrato grandi foto plastificate di alcune vittime dell'attacco di Hamas, immagini dal grande impatto emotivo, al limite di uno "spot pubblicitario" che qualcuno ha interpretato come "tentativo di propaganda", istantaneamente trasmesse dalle telecamere presenti alle televisioni di tutto il mondo.
Nello stesso momento, un oratore descriveva con grande dovizia di particolari alcune delle azioni che, ripeteva, i "malvagi assassini di Hamas" avevano commesso: "Stiamo parlando di decapitazioni, di persone bruciate vive, gente mutilata nella propria casa, stiamo parlando di donne rapite per essere stuprate, stiamo parlando di bambini bruciati di fronte ai genitori e genitori bruciati di fronte ai figli".
Ha quindi preso la parola un uomo presentatosi come uno dei sopravvissuti del kibbutz. Incoraggiato dall'oratore l'uomo ha affermato: "La cosa che ricordo meglio è la paura". Incalzato dalle domande su cosa fosse accaduto, ha continuato: "Mentre scappavo dal kibbutz tutto quello che vedevo attorno a me erano corpi fatti a pezzi, è stato orribile".
A seguire, poi, la visita al kibbutz. Decine di case smembrate dal fuoco e da quelli che sembrano colpi di artiglieria, forse sparati durante la riconquista del villaggio. Scene simili a quelle già viste a Be'eri, il kibbutz, con lo stesso Kfar Aza, più colpito durante l'attacco del 7 ottobre.
Durante il "tour", ci siamo distaccati dal gruppo e abbiamo incontrato Hari, anziano israeliano che vive a Kfar Aza da 37 anni. Hari, da noi interrogato in merito ai 40 bambini decapitati, la cui notizia diffusa da Nicole Zedeck aveva portato il nome del kibbutz di Kfar Aza sulle prime pagine di tutto il mondo, non ha nascosto la propria perplessità nel sentire una notizia del genere: "40 bambini decapitati? a Kfar Aza? Ne siete certi? Io sono qui da 37 anni e non né so nulla. Forse è successo a Be'eri (da Be'eri, tuttavia, nessuna notizia di decapitazioni di bambini, ndr)". Inoltre, i supporti sarebbero arrivati in ritardo: alcuni soldati dopo circa 6 ore dall'attacco, tra le 12 e le 13, l'IDF "al completo" dopo 24.
Do you know about the 40 children beheaded?
"Where, Kfar Aza? Sure? No, I’m from here, I don’t know, not here, maybe other place.
Sure here?"
I heard about 40 kids / babies / children with cutted heads in Kfar Aza...
"No, not here. Maybe Be’eri?"
No, I was in Be'eri: what is said is that the children were beheaded here, in Kfar Aza. How long have you been living here?
"It's 37 years that I live in Kfar Aza, 47 here in the area"
At what time Hamas arrived?
"They came in the morning at half past six"
And IDF / Army when did they come?
"Around noon, 12 / 13 just some groups, all army after 24 hours"
Your name?
"My name is Hari, it’s 37 years that I leave in Kfar Aza, also him, the electrician / internet"
It’s the first time Hamas came here?
"Yes, it’s the first time Hamas came here, because they love us! They are nazi, they don’t want us to stay here, we cannot stay here"
L'ulteriore e tombale testimonianza, quindi, che derubrica la "notizia" a "fake news, propaganda di guerra per infiammare gli animi contro i palestinesi".
Il kibbutz di Kfar Aza è stato fondato nel 1956 nel deserto del Negev. Il primo stanziamento contava ebrei di origine egiziana e della città marocchina di Tangeri dediti all'agricoltura e la bonifica di un'area all'epoca molto arida. Lo sviluppo della questione palestinese incise molto sulla sicurezza dell'abitato, posto ad appena 3 chilometri dal confine della Striscia di Gaza. Dopo la seconda intifada, Kfar Aza fu spesso fatto bersaglio del lancio dei razzi Qassam di Hamas. Nel 2023, all'alba dell'attacco di Hamas del 7 ottobre, il villaggio contava circa 750 abitanti.
Quando il 7 ottobre di quest'anno Hamas lancia il suo attacco sui territori dello Stato ebraico, il kibbutz di Kfar Aza è, vista la sua vicinanza alla Striscia, chiaramente uno dei primi obiettivi dei miliziani, che hanno da sempre rivendicato tale territorio come Palestinese.
La conferma che la decapitazione di 40 bambini israeliani sia una fake news, in ogni caso, non riduce la gravità degli atti compiuti da Hamas nei territori dello Stato ebraico il 7 ottobre, sia per quanto riguarda i rapimenti che per quanto riguarda i morti.
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