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Israele, l’attacco di Hamas al kibbutz di Be'eri, il VIDEO REPORTAGE del GdI alla Striscia di Gaza: "300 terroristi venuti a rapirci, case senza tetto incendiate con il gasolio per farci uscire e rase al suolo, molti rimasti carbonizzati" - ESCLUSIVA

La visita in esclusiva del kibbutz di Be'eri, insieme a quello di Kfar Aza uno dei più colpiti durante l'attacco di Hamas del 7 ottobre, con il coordinatore dei reparti dell'Idf attualmente stanziati nell'area

01 Novembre 2023

L'attacco di Hamas al kibbutz di Be'eri è stato, con quello al kibbutz di Kfar Aza, il più incisivo tra i numerosi attacchi del 7 ottobre. Sia per il numero di morti (108 persone, secondo fonti israeliane), sia per il numero di miliziani attivi nell'operazione, stando al racconto dei testimoni almeno 300. Il Giornale d'Italia ha avuto la possibilità di visitare quello che resta dell'ex abitato, oggi interdetto ai civili ed utilizzato come presidio militare, oltre che ascoltare il racconto di quella giornata dal coordinatore delle forze Idf qui ora stanziate.

L'attacco di Hamas al kibbutz di Be'eri, l'inizio del giorno più lungo di Israele

Quello di Be'eri è stato uno dei primi kibbutz attaccati dalle forze di Hamas il 7 ottobre scorso. Qui, apparentemente protetta da un muro di cinta, filo spinato e telecamere, viveva una comunità di circa 7000 israeliani. Nonostante i dispositivi di sicurezza, durante lo shabbat di quasi un mese fa, verso le 07:00 del mattino, circa trecento miliziani riescono a fare irruzione nell'abitato. Vengono fatti saltare i cancelli che chiudono l'accesso ai quartieri residenziali, si aprono i primi scontri a fuoco con le poche guardie presenti. Nel giro di poco l'intero kibbutz è sotto il controllo di Hamas. Negli stessi minuti, decine di altri villaggi lungo tutto il confine israelo-palestinese subiscono la stessa sorte.

Le forze armate israeliane impiegano ore a capire cosa sta succedendo ed intervenire. Costa tempo prezioso all'Idf la dottrina militare adottata dopo la seconda intifada: da anni decine di divisioni vengono spostate dai confini della Striscia in Cisgiordania a sostenere l'espansionismo dei coloni nel territorio palestinese. L'alto comando delle forze armate e dell'intelligence non crede che da Gaza possa partire un serio attacco sui territori israeliani, si considera sufficiente erigere una barriera che impedisca ai palestinesi di accedere ai territori dello Stato ebraico.

Quando il 7 ottobre l'attacco arriva, improvviso, le truppe di Tel Aviv nell'area sono troppe poche e completamente impreparate: vengono travolte. Dal Ministero della Difesa si dirama l'ordine di spostare uomini dagli altri settori del Paese, in primis dalla Cisgiordania, verso i territori sotto il controllo di Hamas, ma ci vuole tempo. Alcuni kibbutz vengono ripresi quasi subito, quello di Be'eri resta sotto il controllo delle milizie per 17 ore.

L'attacco a Be'eri: la testimonianza esclusiva del coordinatore dei reparti Idf stanziati nel kibbutz

A raccontare al Giornale d'Italia quelle ore è il coordinatore dell'Idf nel kibbutz. Dopo la riconquista dell'esercito israeliano Be'eri è stata completamente evacuata dei sopravvissuti all'attacco. L'abitato è diventato ora un presidio militare. Nessuno tra i civili può accedervi. Pochi anche i giornalisti, per i quali è necessaria l'autorizzazione del capo del comando militare qui stanziato. 

"Gli uomini di Hamas sono arrivati alle 07:00 del mattino - spiega il militare - si sono aperti la strada con le granate, erano almeno 300". Stando a quanto riporta il coordinatore, i miliziani portavano con sé numerose taniche di gasolio: "Tutte le case dei kibbutz lungo la Striscia hanno una camera di sicurezza, un bunker in cui potersi rifugiare in caso di attacco. I miliziani hanno iniziato a dare fuoco alle case con le taniche di gasolio per far uscire quanti si erano rinchiusi in queste camere". Molti, secondo le testimonianze, non sarebbero riusciti a fuggire in tempo dalla propria abitazione, morendo carbonizzati. 

Il coordinatore mostra i ruderi di numerose case, molte bruciate. In una di queste mostra una cucina, in parte ancora apparecchiata: "Qui viveva una famiglia, stavano celebrando lo Shabbat". "Abbiamo trovato una casa - continua poi l'uomo in un'altra abitazione - che non era stata bruciata. Lì i miliziani avevano ucciso chi ci viveva, non con le armi da fuoco, ma con martelli e coltelli da cucina". Dicendo questo, il funzionario mostra grandi macchie sul pavimento. "Questo è sangue", conclude. Per quanto riguarda la questione delle decapitazioni di bambini, argomento molto trattato dopo l'attacco del 7 ottobre, a Be'eri non ce ne sono state.

Quello di Be'eri è stato con quello di Kfar Aza (da dove si era diffusa la notizia poi smentita di 40 bambini decapitati) il kibbutz in cui più dirompente si è manifestata l'azione di Hamas. Sia per quanto riguarda il numero di miliziani che hanno preso d'assalto i quartieri, sia per l'elevato numero di morti tra i locali, secondo fonti israeliane 108. Tuttavia non è certo se quello degli omicidi fosse il principale obbiettivo degli assalitori del 7 ottobre: grande attenzione sarebbe stata data alle operazioni di cattura degli ostaggi, vero strumento di pressione nei confronti di Israele nelle settimane successive.

Il kibbutz di Be'eri: fondato nel 1946, era uno dei più popolosi nei pressi della Striscia di Gaza

Il kibbutz di Be'eri è stato fondato nel 1946 nel deserto del Negev. Il primo stanziamento contava appena 150 coloni, ebrei di origine irachena dediti all'agricoltura e la bonifica di un'area all'epoca molto arida. Lo sviluppo della questione palestinese incise molto sulla sicurezza dell'abitato, posto ad appena 5 chilometri dal confine della Striscia di Gaza. Dopo la seconda intifada, Be'eri fu spesso fatto bersaglio del lancio dei razzi Qassam di Hamas. Tuttavia, la demografia dell'insediamento non sembrò risentirne: 77 anni dopo la sua fondazione, nel kibbutz vivevano almeno 7mila israeliani.

Quando il 7 ottobre di quest'anno Hamas lancia il suo attacco sui territori dello Stato ebraico, il kibbutz di Be'eri è chiaramente uno dei primi obbiettivi dei miliziani, tanto per la sua vicinanza alla Striscia, quanto per il relativamente alto numero di abitanti. Alla fine di quella giornata, quando ormai le forze dell'Idf avevano ripreso quasi completamente il controllo dell'insediamento, saranno 108 i caduti contati tra la popolazione dalle autorità di Tel Aviv. Il numero dei rapiti, invece, non è ancora stato definito con sicurezza ma sembra, secondo quanto affermato dal coordinatore, si aggiri attorno ai 30 individui.

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