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Guerra in Ucraina, Draghi lancia l'anatema contro il cessate il fuoco: "Kiev deve vincere o per l'Ue sarà fatale"

L'ex premier ed ex presidente della Bce nel suo discorso al Mit, negli amati Stati Uniti, chiude ad ogni possibilità di cessate il fuoco in Ucraina. Secondo Draghi, Kiev deve continuare a combattere. Non solo, ma è necessaria la sua entrata nell'Ue e nella Nato, nonostante le gravi mancanze del paese in ambito democratico e le distanze valoriali dal resto del continente

08 Giugno 2023

Guerra in Ucraina, Draghi lancia l'anatema contro il cessate il fuoco: "Kiev deve vincere o per l'Ue sarà fatale"

Mario Draghi - foto @LaPresse

Europa e Usa devono continuare a sostenere l’Ucraina nella sua guerra e Kiev deve entrare nella Alleanza Atlantica. È questo in sostanza, quanto dichiarato dall’ex premiere ed ex presidente della Bce Mario Draghi ieri nel suo discorso al Mit negli Stati Uniti.

In un discorso, nel quale la sola idea di una proposta di pace sembra assumere i caratteri del tradimento, Draghi afferma che per Stati Uniti, Europa ed alleati non ci siano alternative a una completa vittoria di Kiev nella guerra, qualsiasi siano i tempi per raggiungerla. A questo fine, secondo l’ex premier, la ricetta sarebbe la stessa che ha condotto in qualche misura all’inizio del conflitto stesso: un ulteriore allargamento ad est di Nato e Unione Europea, con l’aggiunta dell’Ucraina a questi consorzi. Solo così, ha detto, “si può far fronte all’instabilità globale emersa negli ultimi anni tanto sul piano geopolitico, quanto su quello economico”.

Draghi: “Ridisegnare Unione e accogliere Ucraina al suo interno”

Dunque, occorre “ridisegnare l’Unione, per accogliere al suo interno l’Ucraina, i Paesi balcanici e i Paesi dell’Europa orientale”.

L’ex premier ed ex presidente della Bce, ha tenuto il suo discorso prima sulla guerra in Ucraina, poi sull’inflazione, in occasione della sua prima uscita pubblica dopo l’esperienza a Palazzo Chigi.

Draghi si è infatti recato a Cambridge per ricevere il riconoscimento biennale Miriam Pozen Prize dal Golub Center for Finance and Policy del Massachusetts Institute of Technology.

Dal palco di Cambridge, Draghi ha quindi messo in chiaro il ruolo delle banche centrali nella determinazione delle politiche europee degli ultimi 20 anni, stranamente arrivando ad ammettere quanto l’esperimento della globalizzazione sia fallito: “Credevamo che le banche centrali avessero gli strumenti per contrastare l’inflazione negli anni novanta, molti credevano che la globalizzazione avrebbe diffuso i nostri valori, portando prosperità e democrazia per tutti. Ci aspettavamo una convergenza dei valori globali, che avrebbe modellato le generazioni future. Non è stato così. La prima ipotesi sbagliata è stata che l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale dei commerci l’avrebbe spinta verso l’economia di mercato. La seconda che accogliere la Russia nel G7 e G20 l’avrebbe portata alla democratizzazione e modernizzazione”.

Draghi: “Vittoria di Kiev importante per pace stabile”

Nonostante dunque, la lucida analisi sugli errori occidentali nell'approccio al mondo negli ultimi decenni, Draghi sembra cadere in quella stessa retorica che tali errori ha scatenato, esponendo ad alta voce dal palco di Cambridge come la risoluzione della crisi sia possibile solo se Usa ed Ue si impegnano nella fornitura di supporto ad oltranza e senza una visione di termine a Kiev. Tradotto, perpetrare ancora una volta l'influenza occidentale con lo spirito messianico di chi si crede essere portatore di una missione "divina".

“Accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti. E manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è", sono le parole di Draghi, che non ha mancato di lanciare il cuore oltre l'ostacolo scagliando il "dovere" europeo al sostegno della gioia dei popoli fino all'estremo oriente, dove, con il migliore degli spiriti paternalistici, l'Unione, ritiene l'ex premier, dovrebbe ergersi a paladina di libertà e indipendenza: "Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza – un pilastro della nostra politica estera – non è poi così incrollabile”.

Draghi conclude quindi il suo anatema sull'importanza della vittoria di Kiev con una magnifica giravolta dialettica che, ancora una volta, accosta la continuazione della guerra al concetto di pace: “La vittoria di Kiev è necessaria per avere una pace stabile. E oggi questa prospettiva appare difficile. L’invasione della Russia fa parte di una strategia delirante a lungo termine del presidente Putin: recuperare l’influenza passata dell’Unione Sovietica e l’esistenza del suo governo è ora intimamente legata al suo successo. Ci vorrebbe un cambiamento politico interno a Mosca perché la Russia abbandoni i suoi obiettivi, ma non vi è alcun segno che un tale cambiamento si verificherà”.

Kiev non ha ancora lanciato controffensiva

Intanto Kiev annuncia di non aver lanciato ancora la controffensiva per riconquistare i territori occupati dai russi e si contano i danni per la distruzione della diga di Kakhovka.

Per ripristinare il tutto con la costruzione di una nuova diga, ci vorranno almeno 5 anni e oltre un miliardo di dollari. Come ha fatto sapere il capo della compagnia energetica statale ucraina Ukrhydroenergo, Ihor Syrota: "Si tratta di un complesso impianto idroelettrico che richiederà tempo per essere ricostruito”.

Draghi e la sua frase iconica: "Volete la pace o il condizionatore"

Il ritorno di Draghi sulla scena rievoca particolari ricordi, come quello di alcune delle sue frasi più iconiche. Tra queste: "Volete la pace o il condizionatore" pronunciata sempre relativamente alla guerra Ucraina, quando si paventava il pericolo dell'interruzione delle forniture di gas. In quell'occasione Draghi disse: "Se ci propongono embargo sul gas lo seguiremo. Vale più la pace o il condizionatore acceso?"

"Chi non si vaccina muore"

E ancora, come dimenticare la frase pronunciata per la propaganda vaccinale anti Covid, durante quella che è stata una vera e propria caccia alle streghe nei confronti di chi liberamente ha scelto di non sottoporsi ai cicli vaccinali: "Chi non si vaccina muore" diceva Draghi, incitando la popolazione a recarsi negli hub e premiando i vaccinati con il super green pass

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