04 Giugno 2023
Li Shangfu; Fonte: Wikimedia Commons
Al forum della sicurezza asiatica il Ministro della Difesa cinese Li Shangfu annuncia che Pechino “non promette di rinunciare alla forza” per l’annessione dell’isola di Taiwan. Parole accompagnate negli ultimi giorni da diversi “incidenti” tra mezzi aerei e navali della Repubblica Popolare e la controparte americana.
Tensione alle stelle nell’indo pacifico, dove la parola “guerra” inizia ad essere pronunciata sempre più spesso e a voce sempre più alta da molti analisti del dossier taiwanese. È in particolare quanto detto dal nuovo Ministro della Difesa della Repubblica Popolare, Li Shangfu, durante un summit al forum annuale della sicurezza asiatica, lo Shangri-La Dialogue, ad aver destato la preoccupazione di molte cancellerie in tutto il mondo.
Nelle stesse ore in cui una nave da guerra cinese tagliava la rotta del cacciatorpediniere americano USS Chung-Hoon e pochi giorni dopo che un jet di Pechino eseguiva una simile manovra contro un velivolo statunitense, Shangfu, dal palco dello Shangri-La Dialogue (al quale partecipa anche il suo omonimo americano Lloyd Austin), ha espresso nella maniera fino ad oggi più esplicita la volontà del dragone di risolvere la questione dell’isola di Taiwan attraverso l’annessione.
Non nasconde, il Ministro, che Pechino “non promette di rinunciare alla forza”, se ciò dovesse essere necessario: “Taiwan è al centro degli interessi della Cina. È una questione interna e indiscutibile. Spetta alla Cina decidere come risolverla”. Parole rivolte ad un’ampia platea, ma chiaramente indirizzate a Washington, il cui Segretario della Difesa Austin, solo il giorno prima, dallo stesso palco aveva detto: “Gli Stati Uniti continueranno a opporsi categoricamente a un cambiamento dello status quo (di Taiwan) da parte di entrambe le parti”. Parole che secondo molti osservatori sarebbero servite, oltre che a frustrare le mire di Pechino, a ricordare all’isola di evitare di pensare a concessioni diplomatiche al dragone.
Il discorso di Shangfu arriva dopo diverse settimane (ha assunto l’attuale ruolo a marzo) di critiche indirette mosse verso gli Stati Uniti e le loro politiche nell’area. Sono in particolare le manovre della marina americana e di quelle alleate, tra cui l’Italia, ad infastidire Pechino durante la preparazione del suo disegno di unificazione con Taipei. Proprio parlando di tali manovre occidentali nel mar cinese meridionale, il Ministro aveva affermato: “Saremo più decisi nella nostra risposta. Ogni interferenza fallirà. La Cina dev'essere e sarà riunificata”.
I numerosi “incidenti” verificatisi negli ultimi giorni, quindi, potrebbe essere la messa in pratica di tale promessa, ovvero l’attuazione di una risposta più decisa da parte del dragone, apparentemente sempre più disponibile a trasmettere alle armi la risoluzione della questione di Taiwan.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia