16 Febbraio 2023
La piccola Aya, "miracolo" in arabo. Fonte: Twitter
Il terremoto l'ha risparmiata: Aya è nata sotto le macerie della casa di famiglia nel villaggio di Jindayris, in Siria, a 8 chilometri dal confine turco. La madre è entrata in travaglio pochi istanti dopo le scosse, ed è deceduta nel parto. La piccola, invece, è sopravvissuta perché il cordone ombelicale è rimasto intatto. Un miracolo, Aya: in arabo significa proprio questo.
Portata in salvo da uno dei soccorritori, Aya è arrivata nel reparto pediatrico dell'ospedale siriano di Afrin grazie all'intervento di un lontano parente, Khalil al-Suwadi, che l'ha affidata alle cure del dott. Hani Marouf. "Aveva lividi ed escoriazioni, soffriva di ipotermia e respirava a fatica": condizioni critiche, ma non irreversibili. Dopo due giorni di terapia, la bambina si è infatti ristabilita, grazie anche alle attenzioni del personale ospedaliero: la moglie del direttore della struttura Khalid Attiah si è offerta di allattare la piccola insieme alla figlia di quattro mesi, dichiarando di prendersi cura di lei fino a che non avesse trovato una nuova casa.
Moltissime sono state, infatti, le richieste di adozione, molte delle quali truffaldine. Sconosciuti che si spacciavano per parenti alla lontana, per la maggior parte. Ma non è dovuta solo a queste la decisione del capo della direzione sanitaria, Ahmad Hajj Hassan, di spostare Aya in un luogo più sicuro. Lo scorso lunedì, 13 febbraio, due uomini armati hanno fatto irruzione nel reparto scortando un infermiere e hanno linciato il direttore.
Lo stesso infermiere era stato sorpreso a scattare fotografie alla bambina nei giorni precedenti all'aggressione. Tutto lascia pensare a un tentativo di sequestro, nonostante Hajj Hassan smentisca ogni collegamento alla vicenda della piccola: "Le accuse di rapimento sono state un malinteso. Si trattava di una questione interna all'ospedale e non aveva alcun legame con la bambina".
Nel frattempo, non smette di crescere il numero delle vittime del catastrofico terremoto abbattutosi sulla Turchia e sulla Siria lo scorso 6 febbraio. Ad oggi, infatti, il bilancio ha superato quota 41mila.
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