19 Dicembre 2022
Fonte: lapresse.it
Xi Jiping: uno degli uomini più potenti del mondo, in grado di trasformare un paese gigantesco come la Cina in una autocrazia di partito in cui ogni meccanismo dell'ingranaggio risponde direttamente da lui. Secondo alcuni, un rivale dell'Occidente; secondo altri, colui che scalzerà l'egemonia degli USA. Giorgia Meloni avrà presto un confronto diretto con questa figura così importante, da cui dipenderà il futuro delle relazioni italo-cinesi del prossimo decennio...
Quattro anni fa fu firmato il fatale Memorandum of Understanding, che includeva il Belpaese nell'asse commerciale denominato "Via della Seta", ossia il monumentale progetto di collaborazione economica impostato da Pechino. Ciò avveniva in un momento storico particolare: era l'anno infuocato del "governo del cambiamento", certamente, tra i governi recenti della storia repubblicana, quello che maggiormente incarnava le spinte eversive e anti-americane, specialmente tra i Cinque Stelle.
Un accordo, quello, in realtà privo di grosse conseguenze economiche, ma dalle decisive conseguenze simboliche. Giorgia Meloni è ora davanti a un bivio: rinnovare il contratto, e di conseguenza, accettare di essere, di fronte al mondo, partner della Cina, con tutto ciò che ne consegue, oppure farne carta straccia, rassicurando gli alleati ma con il rischio di grossi malus nel commercio con il gigante asiatico.
Gli strumenti di pressione di Xi Jiping sono infatti numerosi. Ad esempio, la possibilità, per le banche europee, di accedere ai finanziamenti della banche cinesi per progetti legati al verde: volumi da centinaia di miliardi di dollari, a cui le imprese italiane non hanno accesso. Perché? Perché l'Italia non concede al colosso cinese della telefonia Huawei la licenza 5G, che darebbe un grosso vantaggio spionistico a Pechino nella continua guerra di intelligence con Washington.
Una tattica, quella di Pechino, fondata dunque sul divide et impera, sull'allettare i paesi europei in accordi privati in modo da seminare zizzania nello schieramento occidentale. Giorgia Meloni è di fronte al primo bivio decisivo della sua carriera: in una Unione dove molti la additano come fascista, vincerà la proclamata lealtà allo schieramento atlantico oppure le seducenti promesse del pifferaio di Pechino?
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