08 Novembre 2022
Saranno 168 milioni i cittadini statunitensi chiamati alle urne per le elezioni del midterm. Quasi la metà delle persone che risiedono negli Usa (331 milioni). Di questi, 41 milioni hanno già espresso la loro preferenza tramite il voto per corrispondenza. Un record assoluto. Questa modalità di votazione tradizionalmente favorisce i dem ed è motivo di contestazione da parte dei repubblicani. Le elezioni di metà mandato di solito penalizzano il partito che occupa la Casa Bianca: dal 1934 solo due presidenti, Roosevelt e Bush figlio (nel 2002), hanno guadagnato seggi. I sondaggi prevedono che i repubblicani riconquistino la Camera, con una probabile onda rossa, il loro colore: attualmente i dem hanno 222 seggi (4 in più del quorum) contro i 212 del Grand Old Party. Il destino del Senato (ora 50 a 50, ma il voto della vicepresidente Kamala Harris spezza la parità a favore dei dem) è appeso ad alcune sfide testa a testa. I primi risultati sono attesi dopo le 18 orario Est Coast (l’una di notte in Italia), ma per i risultati finali complessivi saranno necessari forse diversi giorni, soprattutto in alcuni Stati in cui regna l’incertezza sui possibili vincitori, circostanza che potrebbe portare a ricorsi e riconteggi. “È fondamentale che ogni voce venga ascoltata in queste elezioni e ciò significa contare ogni voto”, ha spiegato Aunna Dennis, direttore esecutivo di Common Cause Georgia. “Ci vuole tempo per contare accuratamente ogni voto ed è per questo che il giorno delle elezioni non è il giorno dei risultati”.
I funzionari elettorali in tutto il Paese si stanno preparando per le interruzioni, mentre gli elettori votano nelle prime elezioni nazionali dal 2020, quando l’ex presidente Donald Trump ha rifiutato di accettare i risultati e una folla inferocita ha successivamente preso d’assalto il Campidoglio per impedire la loro certificazione. Il presidente Joe Biden dice che la democrazia è al ballottaggio. Il suo indice di approvazione, poco sopra il 40%, è il più basso della storia. L’attuale capo della Casa Bianca, durante la campagna elettorale, ha lanciato il messaggio secondo il quale sono in gioco la democrazia e i diritti (a partire da quello d’aborto) e vantando i successi della sua agenda sul fronte del welfare, dell’ambiente, dell’educazione. La verità è che se perde anche una Camera rischia di diventare un’anatra zoppa (come dicono in America) per il resto del mandato, che scade nel 2024. I repubblicani, invece, hanno cavalcato l’inflazione alle stelle, i timori di una recessione e l’allarme criminalità, con Trump king maker di molti candidati negazionisti delle elezioni del 2020 e pronto a ricandidarsi alla Casa Bianca.
Il 7 novembre, giorno della chiusura della campagna elettorale, Biden e Trump hanno lanciato i loro ultimi appelli agli elettori, ore prima dell’apertura delle urne, con toni e accenti che esprimono la radicale polarizzazione dello scenario politico statunitense. “È arrivato per voi il momento di difendere la democrazia”, ha detto Biden nel Maryland. “Sappiamo visceralmente che la nostra democrazia è in pericolo, ma noi saremo all’appuntamento. Il potere in America è là dove è sempre stato: nelle vostre mani, le mani del popolo”. Trump, da parte sua, in un comizio nell’Ohio, è tornato a riferirsi a una sua nuova candidatura presidenziale, e ai presunti rischi di brogli elettorali. “Farò un grandissimo annuncio il 15 novembre a Mar-a-Lago”, ha promesso il tycoon, evitando così di anticipare l’annuncio della sua ricandidatura. Arringando la folla per circa due ore, Trump ha mostrato nuovamente la slide di un sondaggio tra i possibili candidati repubblicani alla Casa Bianca che lo accredita di un 71% contro il 10% del governatore della Florida, Ron DeSantis, seguito dall’ex vicepresidente Mike Pence al 7% e da Liz Cheney al 4%. Prima, però, ci sono le elezioni del midterm, dalle quali arriveranno importanti indicazioni per il presente e per il futuro degli Usa.
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