20 Ottobre 2022
fonte: imagoeconomica.it
Oggi, giovedì 20, e domani, venerdì 21 ottobre 2022, i capi di Stato e di governo si riuniranno a Bruxelles in un Consiglio europeo per arrivare ad una conclusione definitiva sul price cap. Conclusione che però sembra essere più lontana che mai. L'Ue infatti si presenta infatti divisa: se da una parte c'è chi insiste sul tetto al prezzo del gas, dall'altra c'è chi fa notare che esso è, nei fatti, irrealizzabile. Saranno due lunghe giornate. Come si concluderanno?
A spingere per il price cap sul gas sono principalmente Italia, Spagna, Grecia, Polonia, Belgio e Francia. Dall'altra parte invece gli scettici: Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Irlanda, Austria e Ungheria. L'Ungheria di Orban è totalmente contraria. In crisi perfino l'asse portante dell'architettura europea, quello tra Parigi e Berlino. Sarà la volta buona per i Paesi a favore del tetto al prezzo del gas di capire che esso è irrealizzabile?
Come già riportato da Il Giornale d'Italia, il price cap è qualcosa di non voluto nè dai Paesi del Nord dell'Europa, nè dal mercato, che alla fine è il vero "padrone". L'esperto Paolo Scaroni, ex ad di Eni ed Enel, aveva spiegato: "I fatti dicono che molti Paesi europei non lo vogliono. Tra l'altro il rischio è che non si risolva il problema, perché il metano potrebbe trovare altri compratori nel mondo, in Giappone, Corea o Cina. E in quel caso davvero l'Europa rimarrebbe sprovvista. Diverso sarebbe decidere di fiscalizzare la differenza tra il prezzo pagato dalle aziende e quello che finisce in bolletta, ma qui bisognerebbe capire quale sia la capacità di spesa dello Stato e naturalmente è un altro discorso".
Infine c'è lo Sure - nuovo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza - sull'energia, fortemente voluto dalla Francia, ma non dalla Germania. Una divergenza non da poco che mette ancora più in crisi il famoso asse Parigi-Berlino.
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