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Gas russo, dal price cap, al gnl, al caminetto: ecco tutte le "gassate" che girano come improbabili alternative alle forniture di Mosca

Tutte le improbabili vie per sopperire alla mancanza di gas russo, vale a dire le "gassate" tirate fuori in questi mesi quando l'unica strada da percorrere è quella di trovare un accordo con la Russia e con l'Ucraina oltre che un accordo fra Mosca e Kiev, con il massimo equilibrio ed equidistanza

05 Ottobre 2022

Gas russo, ecco tutte le "gassate" che girano come improbabili alternative alle forniture di Mosca

Pezzo in aggiornamento

"Gassate", sinonimo di chi cerca di trovare alternative improbabili al gas russo non riuscendoci. E sono numerose nelle ultime settimane quando si è tornati a parlare del famoso tetto al prezzo del gas russo in Europa. Dall'Ue e soprattutto da Von der Leyen sono tanti gli appelli nell'ultimo periodo affinché i Paesi si mettano d'accordo per risolvere la questione: il gas russo è diventato un tema, ma che non si riesce a sbloccare. Ecco le boutade che girano:

Le "gassate" ed i metodi improbabili che girano per rinunciare al gas russo

  • Price cap: indubbiamente la manovra più famosa e anche più improbabile: il cosiddetto "tetto al prezzo del gas" è studiato da tempo in Ue senza che si arrivi ad una conclusione. La misura non si può attuare perché si creerebbe un sussidio pubblico con lo Stato chiamato a sanare la differenza di prezzo tra domanda e offerta che dovrebbe essere coperta con il deficit pubblico. I prezzi delle materie prime così come delle azioni, delle obbligazioni e di altri beni si definiscono come incontro tra domanda e offerta tipicamente in mercati regolamentati. Su tali prezzi si possono verificare anche delle speculazioni al ribasso o rialzo, ma ciò non cambia la sostanza. In questa situazione "è il mercato bellezza" che fa il prezzo. Interventi pubblici tipo price cap, svincolo del prezzo di quotazione rispetto ad altri beni piuttosto che cambio del luogo di negoziazione (TTF di Amsterdam al PSV di Milano) sono perfettamente inutili o comunque non risolvono il problema. La stessa misura vorrebbero applicarla al petrolio russo, ma anche qui si applicano le stesse considerazioni. Laddove poi si volesse mettere un tetto al prezzo del gas russo, sarebbe complicato da identificare le forniture di gas che arrivano dai condotti verso l'Italia ai quali hanno accesso altri paesi, con il rischio che ci sia un fenomeno di triangolazione, con Russia ed altri paesi, i quali poi lo vendono a noi, piuttosto che un semplice price cap generalizzato dove i Paesi europei che esportano gas tra i quali Norvegia e Finlandia vedrebbero il loro prezzo di acquisto ridotto non a valore di mercato e conseguente rifiuto da questi stessi Paesi che dovrebbero vendere a prezzi più bassi guadagnando di meno.

  • price cap dinamico: una misura che porta il quasi il nome della prima ma che si differenzia: un tetto al prezzo dinamico verrebbe inserito nel ttf di Amsterdam, secondo gli ideatori della misura e questo dovrebbe servire ad attutire le fluttuazioni di prezzo. Solo le fluttuazioni appunto, non il caro prezzi. Ciò significa che non è una garanzia per abbassare quest'ultimi. Questo si incanala in un corridoio dove sono gestite le fluttuazioni del 5%, un artifizio che non segue le regole del mercato.

  •  acquisti congiunti solo al 15%: l'ultima misura approvata, dopo che quella principale sugli acquisti comuni del gas dei Paesi Ue è saltata: la misura si è ridotta ad un settimo del totale, rendendo inutile una misura scarsamente efficace. 

  • impiego del fondo SACE: il duo Draghi-Meloni è al lavoro al RdB (reddito di bolletta) o scudo per i morosi per il quale si propone la copertura tramite il fondo Sace che andrebbe a ripianare gli ammanchi degli operatori energetici derivante dal mancato pagamento delle bollette da parte degli utenti finali. Si tratterebbe quindi di un vero e proprio sussidio agli utenti finali "morosi". Il meccanismo sarebbe quindi nè più né meno come il reddito di cittadinanza

  • Gnl: Qual è il gas di cui ha deciso di approvvigionarsi l'Italia con la scusa dello stop al gas russo? Algeria, Usa, Azerbaijan e Qatar. Non si conta però che viene trasportato via nave in forma liquida e necessita di rigassificazione, con un total cost of ownership di circa cinque volte superiore al gas russo. Inoltre in Italia abbiamo solamente cinque rigassificatori di cui due su nave oggetto di profonda contestazione da parte di vari soggetti, in particolare ambientalisti con la conseguenza di rendere il processo di rigassificazione assai lungo e precario.

  • Energia verde da fonti rinnovabili: anche questo è un provvedimento tirato fuori in periodo di crisi. Ma sul fotovoltaico l'Europa è molto indietro con le infrastrutture e ci vorrebbero anni ed anni per sopperire al gas con il sole, col vento con l'eolico o con l'idrico. Elementi peraltro caratterizzati da grande stagionalità.

  • Caminetto: Come ormai si vede sempre più spesso assistiamo a persone che cercano un'alternativa al gas russo preoccupate che non arrivi più e quindi propense ad acquistare caminetti o stufe a pellet. Ma anche qui la soluzione è stata di vietarle in tante regioni, in particolare al Nord in primis in Lombardia con la multa fino a 5.000 euro.

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