23 Maggio 2022
Fonte: ImagoEconomica
Come McDonald's e Heineken prima di loro, anche Starbucks e Harrod's chiudono le loro sedi in Russia. La catena di caffetterie americana abbandona la Russia dopo 15 anni, mentre il colosso dello shopping di lusso inglese annuncia la sospensione dell'export in Russia. Ecco tutto quello che c'è da sapere sulla decisione dei due brand.
L'annuncio ufficiale della nota catena americana risale a pochi minuti fa. A fronte dei crimini di guerra ottemperati da Putin, Starbucks chiuderà ben 130 caffetterie in Russia.
Una mossa tesa a provare a influenzare le scelte del leader del Cremlino. Brand dal successo internazionale e dalla copertura globale (di recente lanciato anche nel mercato degli NFT), infatti, Starbucks vanta degli incassi record in tutto il mondo. La chiusura definitiva di tutte le sedi in territorio russo avrà senza dubbio delle conseguenze, inserendo anche Starbucks nel fronte di brand che si sono schierati simbolicamente contro la Russia.
Prima di Starbucks, infatti, anche i colossi dei fast food McDonalds e KFC – così come CocaCola, Heineken e infiniti altri – hanno annunciato lo stop dei contatti con la Russia, come sanzione per la tragica situazione innescata in Ucraina.
Anche Harrod's, il gigante dello shopping di lusso londinese, si unisce alla lunga lista di marchi e brand che si rifiutano di mantenere i contatti con la Russia. In particolare, il noto grande magazzino britannico ha pubblicamente annunciato la volontà di mettere un punto alla vendita dei beni di lusso ai residenti in Russia.
La decisione viene dall'alto. Il governo britannico, infatti, ha già da tempo vietato l'export dei prodotti di lusso ai clienti in Russia, come presa di posizione contro i crimini di guerra di cui i soldati di Putin continuano a macchiarsi. Ai clienti residenti russi, dunque, non sarà più permesso acquistare i prodotti Harrod's dalla Russia.
«Le autorità britanniche hanno introdotto ulteriori norme nell'ambito delle sanzioni in corso contro la Russia, che riguardano in particolare la vendita di alcune categorie di beni di lusso», si legge nel comunicato ufficiale. Questo ha un impatto su un'ampia gamma di rivenditori e marchi e si riferisce a beni di valore superiore a una certa soglia (generalmente 300 sterline), limitando i clienti che sono attualmente o ordinariamente residenti in Russia».
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