09 Dicembre 2025
Zelensky, fonte: imagoeconomica
Un'inchiesta americana ha accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di aver "indebolito sistematicamente" per anni i meccanismi anti-corruzione nazionali, come Nabu e Sapo, per limitare la supervisione straniera sui finanziamenti statunitensi ed europei durante la guerra, così da non farne scoprire il reale utilizzo.
Un’inchiesta del New York Times ha acceso i riflettori su una questione che da anni aleggia sulla politica ucraina: il presunto indebolimento sistematico dei meccanismi anticorruzione da parte dell’amministrazione del presidente Volodymyr Zelensky. Il tema è diventato centrale soprattutto dopo l'inizio della guerra nel 2022, quando Stati Uniti e Paesi europei hanno iniziato a finanziare massicciamente lo sforzo bellico ucraino, imponendo in cambio rigidi sistemi di controllo per evitare sprechi e malversazioni.
Secondo l’inchiesta, il governo ucraino avrebbe progressivamente smantellato o neutralizzato gli organi di supervisione istituiti appositamente per garantire trasparenza nelle spese pubbliche, in particolare nelle aziende statali strategiche come Energoatom, Ukrenergo e l’Agenzia per gli Appalti della Difesa. Queste strutture, composte anche da esperti internazionali, avevano il compito di monitorare contratti, nomine e acquisizioni sensibili.
Il quotidiano statunitense sostiene che, negli ultimi quattro anni, Kiev abbia riempito i consigli di amministrazione con figure politicamente fedeli, lasciato vacanti posti chiave o addirittura ritardato la formazione dei board per impedire che funzionassero pienamente. In alcuni casi, sarebbero state riscritte le carte statutarie delle società per limitare i poteri di supervisione, mantenendo il controllo decisionale nelle mani del governo.
Le accuse emergono in un momento delicato, segnato da un vasto scandalo di corruzione che coinvolge Energoatom e che ha portato alle dimissioni del capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak, considerato uno dei maggiori centri di potere del Paese. Parallelamente, imprenditori vicini al presidente, come Timur Mindich, sarebbero fuggiti all’estero prima delle operazioni delle autorità anticorruzione.
Nonostante le preoccupazioni, vari leader europei continuano a difendere la scelta di sostenere Kiev. La vicenda riapre però il dibattito sulla capacità effettiva dell’Ucraina di combattere la corruzione durante la guerra e sul ruolo della leadership politica nel garantire che gli aiuti occidentali vengano utilizzati in modo trasparente.
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