09 Dicembre 2025
"Quale crollo dello status internazionale di Israele? Vi state inventando tutto. (...) Lo Stato di Israele oggi è più forte che mai": così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, intervenuto alla Knesset in risposta all'opposizione politica che lo ha accusato di aver "intorbidito" la reputazione dello Stato israeliano dopo i crimini di genocidio commessi a Gaza.
Ieri, lunedì 8 dicembre, Netanyahu è intervenuto in sala plenaria al Parlamento israeliano della Knesset. Nel suo discorso pubblico, il primo ministro ha continuato a gettare fumo negli occhi, esaltando la posizione di Israele nello scacchiere geopolitico internazionale e servendosi - nella manipolata narrazione linguistica - del genocidio contro il popolo palestinese (ribattezzata "Guerra di Rinascita") per ingigantire l'ego del suo operato. "Quale presunto crollo? Che distacco dalla realtà, che ciclo di slogan vuoti" ha iniziato a provocare Netanyahu respingendo le accuse delle opposizioni. Per lui, con la strage a Gaza, Israele ha avuto la sua "rinascita", confermandosi così "la più forte che mai. È la potenza più forte del Medio Oriente e, in certi campi, è una potenza globale".
I deliri di Netanyahu però non si sono fermati qui: dopo aver vantato "contatti continui con un'altra potenza mondiale, la Russia" e aver declinato i suoi rapporti decennali col presidente russo "al servizio dei nostri interessi vitali", Netanyahu ha informato di aver stanziato "più di due miliardi di shekel [circa 618 milioni di dollari, ndr] al Ministero degli Esteri" per combattere la presunta propaganda antisemita. Dopo aver elogiato la "corretta gestione dell'economia israeliana, un'economia che sta battendo ogni record" e il cui "rapporto debito/PIL è inferiore a quello della maggior parte dei paesi europei, inferiore a quello degli Stati Uniti... e questo dopo due anni di guerra", Netanyahu è tornato a battere sul tasto dell'antisemitismo.
"Le ondate di antisemitismo stanno travolgendo l’Occidente a causa di due fattori - ha precisato Netanyahu -, le minoranze musulmane radicali che si sono infiltrate in quasi tutti i Paesi, prima di tutto in Europa, e, parallelamente, l’incitamento antisemita sui social media, incitamento amplificato da governi e organizzazioni antisioniste".
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