17 Marzo 2022
Vladimir Putin (foto LaPresse)
La Russia è davvero a rischio default come ipotizzano alcuni analisti? Il timore esiste, anche perché Mosca deve onorare il suo debito estero in valuta e si trova impossibilitata a farlo date le recenti sanzioni. Il denaro la Russia lo avrebbe anche, ma lo stop al circuito internazionale dei capitali rende impossibile saldare il debito. Ma c'è una scorciatoia che potrà permettere a Putin di non portare il suo paese al crac finanziario?
Sono 117 i milioni di dollari di cedole che deve la Russia su due obbligazioni a degli investitori. Il 5 marzo scorso Putin ha detto che i creditori dei paesi ostili che hanno imposto sanzioni dovrebbero essere pagati in rubli piuttosto che in valuta estera. Ma per l'agenzia di rating Fitch una simile misura significherebbe che il paese è in un "processo simile al default". Questo perché Fitch declasserebbe ulteriormente il rating di redito della Russia a "default limitato" se il pagamento non viene effettuato in dollari.
Le due obbligazioni russe infatti non appartengono a quelle pagabili possibilmente in dollari o in euro. A tal proposito si sono esposti i maggiori funzionari russi tra cui anche Vladimir Putin. Il presidente russo ha dichiarato che "le sanzioni contro la Russia creano problemi ma aprono anche opportunità" e aggiunge, "le grandi aziende e le banche che prima temevano le sanzioni in Crimea, ora possono entrare tranquillamente nella penisola".
Addirittura il ministro delle Finanze russo ha dichiarato che gli interessi sui due bond con scadenza 16 marzo sono stati pagati in dollari: "La possibilità o l'impossibilità di completare il pagamento in valuta estera non dipende da noi", "che abbiamo il denaro abbiamo effettuato il pagamento ed ora la palla è nell'altro campo e in particolare in quello delle autorità Usa", dice Anton Siluanov alla rete televisiva statale Russia Today. I due bond hanno un periodo di grazia di 30 giorni. Quindi scadono al 15 aprile.
L'Occidente in realtà e chi ha imposto le sanzioni si sta preparando ad un possibile default della Russia sin da quando è iniziata la guerra. Chi possedeva miliardi di dollari in attività russe sta vedendo il proprio profitto scendere sempre di più. Un default del paese solleverebbe dubbi anche sulla mole di debito in rubli del Paese. Tutto lascia pensare che saranno proprio le due obbligazioni in cedole, con scadenza tra un mese a verificare lo stato di salute del Cremlino.
Un crollo non avrebbe un impatto grave sul sistema finanziario internazionale. È possibile che grandi gruppi di risparmio (BlackRock, Pimco) subiscano perdite ma per quanto riguarda le banche dei paesi occidentali, non ci sarà una caduta. Il debito sovrano russo è presente nelle banche francesi per circa 4 miliardi di dollari, in quello Italiano per 2 miliardi e negli Usa 4 miliardi. Le banche Sanpaolo e Unicredit hanno un'esposizione verso l'economia russia rispettivamente di 5,1 e 7,5 miliardi di euro, ma si tratta maggiormente di crediti alle imprese.
Il mancato pagamento dei creditori da parte della Russia segnerebbe la prima insolvenza del Paese sulle obbligazioni estere dall'epoca della rivoluzione bolscevica (1917) e la seconda dal 1998, quando Mosca è risultata inadempiente sul debito in valuta locale, mentre quello estero venne ristrutturato. All'epoca si innescò una crisi finanziaria che portò quasi al crollo dell'hedge fund americano Long-Term Capital Management. In seguito il governo ristrutturò il debito in rubli.
Va sottolineato come Vladimir Putin non risentirà di eventuali problemi. Dal Cremlino sono sicuri di poter saldare (o aver saldato stando alle parole del ministro, ndr) il debito ma qualora non avverrà la Russia potrà comunque contare su due pezzi forti come gas e petrolio. Sono infatti 300 i miliardi che portano questi due settori dall'export, e che con l'aumento del prezzo dovuto alle sanzioni cresceranno sempre di più.
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