02 Marzo 2022
Alexey Navalny (foto Wikipedia)
L'oppositore russo Alexei Navalny, detenuto in un carcere, ha invitato i russi a organizzare proteste in favore dell'Ucraina contro la campagna militare di Mosca: "Uscite e protestare contro la guerra ogni giorno alle 19 e nei fine settimana alle 14" dice Navalny che esorta i russi a scendere nelle "piazze principali delle vostre città, ovunque voi siate". L'annuncio è stato fatto da parte del suo portavoce su Twitter Kira Yarmysh. Il movimento di Navalny aveva precedentemente chiesto una campagna di disobbedienza civile per protestare contro l'invasione russa del suo vicino.
Navalny in un post su Instagram, ha rincarato: "Putin non è la Russia. E se in questo momento in Russia c'è qualcosa di cui si può essere orgogliosi più di ogni altra cosa, sono quelle 6.835 persone che sono state arrestate perché senza alcuna chiamata sono scese in piazza con i cartelli No alla guerra". "Se, per porre fine alla guerra, dobbiamo riempire con noi stessi i centri di detenzione e le camionette della polizia, riempiremo con noi stessi i centri di detenzione e le camionette della polizia. Tutto ha un prezzo e ora, nella primavera del 2022, questo prezzo lo dobbiamo pagare noi. Nessun altro. Su, non solo "siamo contro la guerra". Lottiamo contro la guerra", questo il grido di battaglia di Navalny.
Il dissidente russo è ormai da tempo in carcere e deve convivere con l'avvelenamento che lo ha portato in fin di vita fino a qualche mese fa. A tal proposito arrivano gli aggiornamenti sul suo stato di salute. A parlare è il suo consigliere Vladimir Milov: "Le condizioni di Alexei Navalny sono stabili ma siamo molto preoccupati per le conseguenze del suo avvelenamento". E aggiunge: "Per esempio ha raccontato tranquillo che quando ha chiesto ai medici tedeschi che lo hanno curato quali sarebbero state le conseguenze nel lungo periodo del veleno biologico, avanzato e complesso, con cui si è cercato di ucciderlo loro hanno risposto "Non abbiamo visto molti pazienti sopravvivere a lungo"", sottolineando la natura autoironica del detenuto.
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