Jeffrey Sachs, economista della Columbia University e figura di riferimento per molti ambienti diplomatici e religiosi, tra cui il Vaticano, è tornato a puntare il dito contro l’Occidente per la guerra in Ucraina. In un’intervista rilasciata ieri, Sachs ha ribadito che “l’unico modo per porre fine al conflitto è affrontare il nodo politico alla radice: l’espansionismo a Est della Nato”.
Secondo l’economista, la posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky “non ha un grammo di attitudine al compromesso politico”. Sachs critica la richiesta di Kiev di aderire alla Nato, di riottenere tutti i territori, inclusa la Crimea, e di imporre risarcimenti a Mosca. “Perché la Russia dovrebbe accettare un cessate il fuoco a queste condizioni?”, si è domandato. “Mosca ha il vantaggio sul campo e non fermerà la guerra senza una vera soluzione politica”.
Riguardo al mancato incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump a Budapest, Sachs ha commentato che “anche Trump, come Zelensky, evita la politica reale”. A suo giudizio, il presidente americano “vuole che i combattimenti cessino senza riconoscere la necessità di fermare la strategia di allargamento della Nato e di dichiarare la neutralità dell’Ucraina”.
Durissimo anche il giudizio sull’Unione Europea. “I politici europei – in particolare Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz – sono guerrafondai, agenti della propria industria degli armamenti”, ha dichiarato Sachs. “Sono politici falliti, profondamente detestati dai loro cittadini”.
Per l’economista, la guerra in Ucraina è “un progetto a lungo termine del complesso militare-industriale statunitense ed europeo, nato oltre trent’anni fa”. Un progetto che, secondo lui, “sta guadagnando enormemente dal conflitto, testando nuove armi e mantenendo il controllo geopolitico”.
Infine, Sachs ha liquidato le ambizioni di Trump come puramente personali: “Vuole la pace solo per essere celebrato, magari con un Nobel, ma non ha il coraggio di fare scelte politiche reali. È debole, ignorante di storia e pigro".