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Omicidio Rob Reiner e Michele Singer, chi è Nick, figlio 32enne arrestato per "omicidio": tra tossicodipendenza dai 15 anni, rehab e vita per strada

Del passato doloroso e accidentato, tra ingressi e uscite da cliniche di recupero per disintossicarsi, e una vita da senzatetto per gli Stati americani, Nick Reiner aveva parlato nel 2016. Poi l'uscita del film autobiografico "Being Charlie", diretto proprio dal padre, che aveva rappresentato un elemento di collante familiare nonostante le profonde divergenze

15 Dicembre 2025

Omicidio Rob Reiner e Michele Singer, chi è Nick, figlio 32enne arrestato per "omicidio": tra tossicodipendenza dai 15 anni, rehab e vita per strada

(fonte: People)

"Questo mi ha reso quello che sono ora, dover affrontare tutte quelle cose": parlava così, durante un'intervista del 2016 con la rivista PeopleNick Reiner, secondogenito 32enne del celebre regista statunitense Rob Reiner arrestato per aver ucciso ieri, 14 dicembre, il padre e la madre Michele Singer.

Omicidio Rob Reiner e Michele Singer, chi è Nick, figlio 32enne arrestato per "omicidio": tra tossicodipendenza dai 15 anni, rehab e vita per strada

Hollywood è sotto choc dopo la notizia dell'omicidio della celebre coppia Rob ReinerMichele Singer trovata sgozzata, nella sua lussuosa villa californiana di Brentwood, da una delle figlie. Oggi, 15 dicembre, è giunta notizia dell'arresto di Nick Reiner, il secondogenito del regista di Harry ti presento Sally, tenuto ora in custodia cautelare con l'accusa di "omicido colposo".

Rob Reiner, 78 anni, e la seconda moglie Michele, 68enne, avevano tre figli: oltre a Nick, anche Romy e Jake. Poi, una sorellastra, Tracy, nata dal primo matrimonio fra il regista e Penny Marshall. Figlio d'arte, Nick ha vissuto periodi difficili in passato, influenzati dall'abuso di sostanze stupefacenti e da continui ingressi e uscite da centri di recupero.

La sua dipendenza dalle droghe è iniziata all'età di 15 anni: un percorso travagliato, che l'ha portato nelle fasi più dure della vita, a vivere per strada come senzatetto, vagando per vari Stati americani come il Maine, il New Jersey e il Texas. Secondo quanto dichiarato da lui stesso, la vita per strada seguì ai continui rifiuti di andare in rehab, il percorso di cura voluto per lui dai genitori. "Ho incontrato persone fantastiche e pazze - raccontava nel 2016 ricordando la vita per strada -, quindi ero fuori dal mio elemento. Ora, sono a casa da tantissimo tempo e mi sono in un certo senso riabituato a vivere a Los Angeles e a stare con la mia famiglia. Ma ci sono stati molti anni bui lì".

I momenti più difficili Nick li aveva fatti confluire nel film Being Charlie (2015), di cui è stato co-sceneggiatore: un film autobiografico diretto dal padre e ispirato alle vicissitudini legate alla tossicodipendenza. Del film, Rob Reiner parlò così: "mi ha costretto a vedere più chiaramente e a comprendere più profondamente ciò che Nick aveva attraversato (...) abbiamo litigato per alcune cose, ma alla fine (...) l'intero processo, mi ha fatto capire molto di più di lui e mi ha reso un padre migliore". In quell'occasione, Nick aveva ammesso quante volte si fosse trovato vicino a perdere la vita: "Quando sei là fuori, puoi morire in qualsiasi momento. È una questione di fortuna, lanci i dadi e speri che vada bene".

Un rapporto complesso - quello fra padre e figlio - che Nick non aveva mai del tutto nascosto, motivando le passioni opposte e gli interessi divergenti. Il film Being Charlie avrebbe dovuto rappresentare il punto di nuova congiunzione e riavvicinamento.

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