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Come la politica green delle quote CO₂ ha fatto perdere la partita all'automotive europeo

Il sistema delle quote, nato per ridurre le emissioni, ha spinto i costruttori europei a comprare tempo anziché innovare. E a finanziare i giganti stranieri che ora dominano il mercato.

23 Ottobre 2025

Come la politica green delle quote CO₂ ha fatto perdere la partita all'automotive europeo

Bruxelles parla di transizione, ma cammina zoppicando tra le macerie industriali del suo stesso continente.
Ogni nuovo regolamento che nasce come una promessa morale, finisce come un cappio economico. Story of UE: l’ultimo esempio? Le quote di CO₂ per le auto europee, presentate come la punta di diamante della politica verde.

Moralmente, era nato per essere un meccanismo di responsabilità: chi inquina meno, guadagna crediti; chi inquina di più, paga o compra "tempo".
Com'era prevedibile, s'è trasformato in un gioco contabile dove le regole premiano la furbizia e puniscono l’ingegno.
Fiat Chrysler, oggi Stellantis, ha versato centinaia di milioni a Tesla per evitare le sanzioni europee.
E Tesla, con quei soldi, ha finanziato la propria espansione mondiale.
Nel 2021, l’azienda americana ha guadagnato 1,46 miliardi di dollari vendendo “crediti verdi”: un paradosso quasi poetico.
Il simbolo dell’auto elettrica americana costruito con i soldi dell’industria europea che Bruxelles pretende di “proteggere”.

Ecco l’Europa del XXI secolo: un continente che non crea più, ma si auto-tassa per sentirsi virtuoso.
Un continente che, per mostrarsi moralmente puro, preferisce indebolirsi economicamente.

Siamo diventati i contabili della nostra decadenza.
Abbiamo trasformato la competizione in un bilancio di penitenze e la libertà industriale in un formulario ministeriale.
Mentre noi moltiplichiamo commi e sottocommi, la Cina decide.
Mentre noi discutiamo di neutralità climatica, gli Stati Uniti investono miliardi in innovazione e riduzione dei costi energetici.
Noi, invece, tassiamo chi produce e creiamo regole che per loro stessa natura sono nate per essere raggirate.

Si chiama assenza di visione.
Perché l’Europa non manca di cervelli, ma di coraggio.
Non manca di tecnologia, ma di fiducia in se stessa.
Gli Stati Uniti osano, falliscono, ripartono. Break things, think later, è dopotutto il mito fondante dei geni della Silicon Valley che guidano l'innovazione.
La Cina pianifica, investe, centralizza. 
L’Europa regola, controlla, sanziona.

E così, il sogno di una transizione ecologica diventa una transizione di potere: dal Vecchio Continente ai suoi rivali.
A furia di scrivere regole per essere “più puliti”, rischiamo di non produrre più nulla da ripulire.

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