23 Ottobre 2025
Le principali compagnie petrolifere statali cinesi hanno sospeso l'acquisto di petrolio russo via mare, seguite a ruota anche da alcune raffinerie indiane, tra le principali acquirenti di gnl. Sono queste le conseguenze che si stanno riversando, a cascata, sull'economia di Mosca, dopo l'annuncio degli Stati Uniti di aver introdotto serie sanzioni alle due più importanti compagnie petrolifere russe, ovvero Rosneft e Lukoil.
Il fronte diplomatico sulla risoluzione del conflitto russo-ucraino non sta funzionando. Non ancora almeno, motivo per cui gli Stati Uniti e l'Unione Europea sono tornate a battere duro sul "nemico inesistente" russo ricorrendo all'arma già usata in precedenza: l'imposizione di sanzioni economiche. Dopo l'approvazione oggi del 19esimo pacchetto sanzionatorio da parte dell'Ue, misure volte a colpire l'importazione europea di gnl fino a fermarla del tutto dal 2027; dopo l'entrata in vigore delle restrizioni statunitensi contro Rosneft e Lukoil, ora anche Cina e India si mettono in coda. In particolare, le compagnie petrolifere nazionali cinesi che si asterranno dal commerciare petrolio russo via mare, almeno nel breve termine, sono PetroChina, Sinopec, CNOOC e Zhenhua. Una decisione dettata dalla preoccupazione delle sanzioni rese effettive, nonostante, poco prima, la Cina abbia criticato duramente il 19esimo pacchetto europeo ribadendo come "l'unica via d'uscita praticabile" allo stallo del conflitto siano i negoziati. "La Cina non è la causa dell'attuale crisi, né ne è parte. La Cina è impegnata a promuovere colloqui di pace, non ha mai fornito armi letali a nessuna delle parti in conflitto e ha esercitato una rigorosa politica di esportazione di articoli a duplice uso. L'Ue deve smettere di fare della Cina un problema e di minare gli interessi cinesi" erano le parole di dura reprimenda.
Ma al flusso degli eventi anche la Cina si è adeguata, India inclusa: secondo i commercianti, i due Paesi si rivolgeranno ora ad altri punti di approvvigionamento, cosa che farà aumentare i prezzi del petrolio non sanzionato proveniente da Africa, Medio Oriente, Sud America. Secondo gli analisti, la mossa stavolta potrebbe incidere sull'economia russa, sebbene in passato i dati hanno dimostrato il contrario. In sostanza, se la Cina, prima di oggi, importava circa 1,4 milioni di barili di petrolio russo al giorno, ora il carico si ridurrà presumibilmente a meno di 250.000 barili per i primi nove mesi del 2025. Ma tutto è ancora in ballo e Putin respinge le misure europee: "Tali sanzioni non avranno un impatto significativo sul nostro benessere economico. Gli Usa cercano di fare pressione sulla Russia. Ma nessun Paese che si rispetti fa nulla sotto pressione".
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