11 Dicembre 2025
Il giornalista americano Tucker Carlson ha attaccato Israele e gli Stati Uniti nell'ultima puntata del suo podcast, dichiarando che Tel Aviv e Washington abbiano ucciso "migliaia di bambini palestinesi" nascondendosi dietro alla scusa che "sarebbero potuti essere membri di Hamas".
Il giornalista e commentatore statunitense Tucker Carlson è tornato a parlare del genocidio a Gaza nel suo podcast, con un intervento particolarmente duro nei confronti di Israele e del ruolo degli Stati Uniti. “Why are we defending mass murder in Gaza? Because our Greatest Ally demands it. It’s time to rethink that relationship”, afferma Carlson in apertura, sostenendo che Washington starebbe giustificando “omicidi di massa” per compiacere un alleato.
Nel suo intervento, Carlson accusa Israele di aver “ucciso decine di migliaia di bambini” e di aver “chiuso le porte a Gaza”, impedendo l’accesso ai soccorsi e all’informazione indipendente. Il giornalista denuncia inoltre l’uccisione di “decine e decine e decine di giornalisti”, affermando che ciò avrebbe l’obiettivo di impedire che il mondo veda “cosa sta realmente succedendo”.
Carlson racconta di essere rimasto profondamente colpito dalle immagini provenienti dalla Striscia: “Tutti questi bambini con le loro spalle distrutte… quella piccola ragazza che sembra la figlia di Dio, senza dita. Come se fosse Hamas. Perché abbiamo qualcosa a che fare con questo?”. Secondo lui, molte delle vittime palestinesi sarebbero state colpite da “munizioni americane”.
La critica più forte è però rivolta al modo in cui parte dell’opinione pubblica e della politica statunitense reagisce a queste notizie. “Il vero crimine è come i sostenitori di questa atrocità la giustificano dicendo: ‘Sono tutti Hamas’, solo perché vivono a Gaza”. Un ragionamento che Carlson definisce “sordo” e contrario ai valori della civiltà occidentale: “La credenza che Dio favorisca alcuni ma non altri è il nemico della nostra civiltà”.
Le sue dichiarazioni, già ampiamente rilanciate online, alimentano un dibattito sempre più acceso sul sostegno statunitense a Israele.
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