11 Dicembre 2025
Nel nuovo rapporto di sicurezza, l’intelligence ha reso pubblico il suo giudizio nei confronti degli Stati Uniti che, sotto la guida di Donald Trump, sembrano aver rafforzato le “mire espansionistiche” in numero fronti, con particolare attenzione alla Groenlandia. Nel rapporto si legge, inoltre, che Washington usa a proprio favore la forza tecnologica ed economica - come i dazi - come arma geopolitica, anche contro gli alleati.
Il rapporto annuale Udsyn 2025 del Forsvarets Efterretningstjeneste (FE) segna una svolta storica: per la prima volta gli Stati Uniti compaiono tra le principali minacce strategiche per la sicurezza danese, insieme a Russia e Cina. Il documento rileva che gli Usa “usano ormai la loro forza economica e tecnologica come un mezzo di potere, anche contro alleati e partner”. A confermarlo è il capo del FE, Thomas Ahrenkiel, che definisce questa presa di posizione "completamente corretta", sottolineando l’incertezza crescente sul ruolo futuro di Washington. Ahrenkiel spiega che gli Stati Uniti stanno perseguendo una strategia fondata sulle sfere di influenza, scardinando l’ordine internazionale basato sulle regole: “Il garante della nostra sicurezza per generazioni ora genera incertezza sulla propria presenza strategica in Europa”, afferma il direttore, evidenziando come i Paesi piccoli — come la Danimarca — siano i più esposti quando le grandi potenze ignorano le norme globali.
Tra gli esempi citati nel rapporto si legge che gli Usa utilizzano i dazi doganali come arma politica, detengono il controllo sulle tecnologie strategiche e, soprattutto, sono fortemente attivi nell’Artico, dove la competizione tra Stati Uniti, Russia e Cina cresce rapidamente. L’interesse diretto degli Usa per la Groenlandia, alimentato dalle precedenti dichiarazioni di Trump sull’acquisizione dell’isola, ha scatenato nuove tensioni. Sono stati documentati tentativi statunitensi di incontrare le autorità groenlandesi bypassando il governo danese. Ciò si aggiunge alla conferenza stampa tenuta a Nuuk dal nuovo ambasciatore americano a Copenaghen, Ken Howry, senza mai citare la Danimarca. L'ennesimo segnale che Copenhagen legge come un’esclusione deliberata per fini politicamente scorretti.
Tra i provvedimenti per contrastare l'interesse statunitense degli Usa nei confronti della Danimarca, è stata istituita una "guardia notturna" coordinata. Questa consiste in uno sforzo collettivo, quasi ritualizzato, per seguire ogni dichiarazione di Trump durante la notte. Ogni sera alle 17:00, mentre la capitale danese si avvicina al termine, un team dedicato si organizza per seguire le parole e i movimenti del presidente degli Stati Uniti. Entro le 7 del mattino, i loro risultati sono raccolti in un rapporto mattutino inviato nei corridoi del governo, assicurando che i ministri siano armati degli ultimi sviluppi. Questa strategia è uno dei diversi modi in cui la diplomazia danese si è adattata all'imprevedibilità della seconda amministrazione Trump.
Secondo gli analisti del DIIS, questa nuova realtà costringerà la Danimarca a riconsiderare profondamente il proprio assetto di difesa. “È quasi liberatorio vedere che i Servizi riconoscono la nuova realtà geopolitica”, afferma il ricercatore Rasmus Sinding Søndergaard. “Se gli Usa possono colpirci economicamente e tecnologicamente a piacimento, dobbiamo ridurre la nostra dipendenza”. L’esperto sottolinea che le conclusioni del rapporto avranno effetti diretti sul riarmo danese per cui la necessità di una difesa autonoma, più forte e più rapida, diventa una priorità politica.
Nella valutazione, inoltre, si legge: “Gli Stati Uniti mostrano un interesse crescente per l’Artico e la Groenlandia, e questo aumenta i rischi di ingerenza, spionaggio e pressioni politiche”. Ole Wæver, professore dell’Università di Copenaghen, aggiunge: “Per la Danimarca è un divorzio doloroso: non possiamo più dare per scontato che gli Usa siano un alleato eterno e affidabile, e dobbiamo accettare che possano rappresentare una minaccia, non solo una protezione”.
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