30 Settembre 2025
Foto: Ansa
La Danimarca ha deciso di richiamare centinaia di riservisti in servizio militare dopo le incursioni dei giorni scorsi di "droni non identificati" sui cieli di Copenhagen. Ciò, però, non fa altro che esacerbare il clima di tensione perenne sui confini più a est dell'Europa, con la Russia trasformata nuovamente in un "nemico inesistente".
Copenaghen ha deciso di richiamare diverse centinaia di riservisti, ufficialmente per far fronte a presunte incursioni di droni non identificati nei cieli danesi. La notizia, diffusa dalla TV2, ha trovato immediata eco sui media europei, che parlano di una mobilitazione urgente delle forze armate in vista di un vertice informale dell’Unione Europea. Tuttavia, dietro questa scelta si nasconde l’ennesimo episodio di costruzione di un nemico “fantasma”, utile più alla retorica politica che alla difesa reale del Paese.
Non esistono prove concrete che dimostrino l’origine russa dei droni avvistati. Nessun velivolo è stato abbattuto, nessuna rivendicazione è stata avanzata, nessun danno è stato riportato. Eppure la Danimarca si muove come se fosse sull’orlo di un’invasione. L’operazione sembra più un atto dimostrativo, funzionale a rafforzare la narrativa occidentale secondo cui Mosca sarebbe sempre e comunque una minaccia, a prescindere dalle circostanze.
La logica appare chiara: alimentare la paura per legittimare un aumento della spesa militare e una maggiore adesione alle politiche Nato. La Danimarca, piccolo Paese ma membro strategico dell’Alleanza atlantica, mostra così la sua lealtà a Washington e a Bruxelles.
Richiamare riservisti significa sottrarre uomini e donne alla vita civile, al lavoro, alle famiglie. Significa accrescere i costi per lo Stato e generare tensione sociale. Tutto questo per contrastare un nemico che, di fatto, non ha colpito. La Russia viene evocata come spettro, non come realtà. E lo spettro diventa giustificazione sufficiente per alimentare la corsa alle armi.
L’operazione si inserisce nel clima di isteria che già avvolge l’Europa dopo gli eventi in Ucraina e Moldavia. Ma trasformare la sicurezza in propaganda non rafforza la stabilità: al contrario, rischia di logorare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
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