10 Febbraio 2022
Fonte: Il Giornale d'Italia
Ebbene sì, Luc Montagnier è morto. Nel tempo del mondo vero che divenne favola, nemmeno dell’evento più certo è ormai lecito parlare con certezza. E, per questo, si è da più parti parlato di un vero e proprio giallo intorno alla morte di Montagnier: nessuno sembrava in grado di confermare o di smentire che essa fosse realmente avvenuta. Montagnier resta un gigante della scienza contemporanea. E non solo per le sue ricerche sull’aids, che gli valsero l’ambito Nobel. Anche per per le sue posizioni controcorrente sul coronavirus, che invece da subito gli valsero l’ostentata acredine del coro virtuoso del terapeuticamente corretto. Da subito Montagnier lo disse: il virus, a suo dire, derivava non già dal pipistrello del mercato ittico, bensì dal laboratorio di massima sicurezza. Bioingegnerizzazione, in termini tecnici. Ipotesi scientifica scomoda, giacché apriva scenari inconfessabili, ancora oggi evitati ad arte dal pensiero unico. Che, infatti, continua a parlare del pipistrello del mercato o, ormai più spesso, a tacere dell’origine del “nemico invisibile”. Una cosa è certa: Montagnier, che un tempo era osannato, da quel momento prese a essere dileggiato, quando non direttamente offeso per lesa maestà al pensiero unico terapeuticamente corretto, ovviamente. Con sorte simile a quella del suo collega italico Giulio Tarro, Montagnier si trovava ora a essere dileggiato dagli stessi che prima lo santificavano. Paradossi della scienza? No, paradossi del “tempo della miseria” (Hölderlin), in cui non è accettato chi, come Montagnier, continui a seguire la via della ricerca scientifica disinteressata e orientata unicamente dall’idea stessa della ricerca della verità. Questo, in fondo, il suo lascito più grande: continuare a testimoniare dell’idea della verità e della sua ricerca nel tempo della corruzione universale e della falsificazione generale; continuare a testimoniare che vi sono e sempre vi saranno uomini e donne con la schiena dritta, non in vendita e non disposti a supportare con il pensiero e per tornaconto personale gli interessi materiali dei pochi a nocumento dei più.
Di Diego Fusaro
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