03 Maggio 2021
Quasi 130 miliardi di spesa persa, 1 milione e mezzo di posti di lavoro in meno: è questo il conto, secondo le stime di Confcommercio, che la pandemia di Covid presenta al settore terziario che, dopo 25 anni di crescita ininterrotta, registra una brutta frenata.
Il valore aggiunto del settore, nel 2020, è calato del 9,6% rispetto all’anno precedente. Dei 130 miliardi, l’83%, ossia 107 miliardi di perdita, sono gravati su solo quattro settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura e alberghi e pubblici esercizi. Una perdita economica del genere, ovviamente, si è fatta sentire pesantemente sul mercato del lavoro: sono “andati” 1,5 milioni di posti di lavoro. "La prima grande crisi del terziario di mercato" segnala lo studio di Confcommercio.
All'interno del -9,6% per il valore aggiunto prodotto, i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti arrivano a perdere complessivamente il 13,2%; i maggiori cali nella filiera turistica (-40,1% per i servizi di alloggio e ristorazione), seguita dal settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27%) e dai trasporti (-17,1%).
"Per la prima volta nella storia economica del nostro Paese il terziario di mercato subisce una flessione drammaticamente pesante. Occorre, quindi, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza dedichi maggiore attenzione e maggiori risorse a sostegno del terziario perché senza queste imprese non c'è ricostruzione, non c'è rilancio" è stato il commento di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.
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