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Caffè Greco, sequestrate le 300 opere d'arte del valore di 8 mln € dopo l'indagine sul gestore: quadri, sculture e oggetti di antiquariato

In attesa dello sfratto che avverrà il 26 novembre, continuano le vicende che coinvolgono il Caffè Greco di Roma

24 Settembre 2025

Caffè Greco, sequestrate le 300 opere d'arte del valore di 8 mln € dopo l'indagine sul gestore: quadri, sculture e oggetti di antiquariato

Fonte: Facebook, @Misteruniquelife

Sono state sequestrate le 300 opere d'arte del '700 del valore di 8 milioni di euro all'Antico Caffè Greco di Roma. L'operazione è stata possibile grazie all’intervento dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, ed è stata effettuata dopo l'iscrizione nel registro degli indagati del gestore Carlo Pellegrini, accusato di aver spostato le opere "senza comunicazione né autorizzazione".

Caffè Greco, sequestrate le 300 opere d'arte del valore di 8 mln € dopo l'indagine sul gestore

In attesa dello sfratto che avverrà il 26 novembre, continuano le vicende che coinvolgono il Caffè Greco di Roma. Maxi sequestro di 300 opere d'arte del valore di 8 milioni. Arredi, dipinti e suppellettili che Pellegrini avrebbe occultato in depositi personali nel centro storico, come si legge nel provvedimento emesso dal gip Paolo Scotto, secondo cui "sul piano del pericolo cautelare va impedita la definitiva dispersione dei beni o che siano possibili attività ulteriori tali da vanificare gli effetti del vincolo posto sui beni".

Le opere sarebbero state spostate senza autorizzazione, pur essendo vincolate e dunque inamovibili. Tanti i pezzi ritrovati, tra cui quadri, statue e oggetti di antiquariato, appartenenti al '700.

Pellegrini ha reso noto che che le opere sarebbero state "spostate per ragioni di sicurezza". Lo stesso Pellegrini è indagato con l'accusa di aver rimosso "senza l'autorizzazione prescritta, depositandoli in locali nella sua disponibilità a Roma in via della Mercede e in via Otranto". Dopo gli accertamenti dei carabinieri del Tpc si è giunti alla conclusione che l'attuale affittuario dell'immobile avrebbe rimosso i beni "di stretta pertinenza rispetto agli ambienti dell’immobile storico dove erano allocati e da questo inamovibili", trasportandoli in "due diversi depositi senza ottenere il previsto consenso della Soprintendenza di Roma".

Il tutto "ponendo gli stessi beni al rischio di dispersione o distruzione, in violazione della disciplina contenuta nel Codice dei beni culturali e del paesaggio", come si legge in una nota. Pellegrini ha fatto sapere di essere pronto a fare ricorso al Riesame. "Erano emersi problemi all'impianto elettrico, gli ingegneri ci hanno segnalato criticità riguardo alla prevenzione incendi che avrebbero potuto mettere in pericolo i beni. Questi passaggi richiederebbero l'autorizzazione a meno che non ci sia un motivo di urgenza, che in questo caso c'era, e noi lo abbiamo comunicato".

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