01 Settembre 2025
Tutto parte dalla richiesta di Venice4Palestine: fuori Gal Gadot e Butler dalla Mostra, colpevoli – secondo gli attivisti – di “giustificare un genocidio”. La parola è pesante, il messaggio ancora di più: chi sostiene certe posizioni, fuori dai giochi. “Il boicottaggio è resistenza”, dicono. Ma non tutti sono d’accordo.
A prendere il microfono con la calma apparente di chi è abituato a far tremare le fondamenta del cinema, ci pensa Sorrentino. In concorso con La Grazia, non si tira indietro: “Se mi si invita a riconoscere che a Gaza è in corso un genocidio, la risposta è assolutamente sì. Ma se si scivola nell’emotività che chiede censura e boicottaggio, allora no. Faccio un passo indietro. Censurare? Neanche per sogno”.
Un colpo al cerchio, uno alla botte? Macché. È una dichiarazione di principio, e pure bella tosta: la Mostra – dice – deve restare un luogo aperto, anche alle idee più fastidiose. Persino a quelle che fanno venire il prurito.
Alberto Barbera, Direttore della Mostra, prova a tenere la linea diplomatica: “Nessuna censura, nessuna esclusione”, mentre ricorda il dolore per Gaza e la Palestina. Ma la scena se la prende tutta Sorrentino, che smaschera il cortocircuito: condannare la violenza non significa zittire chi la pensa diversamente.
Il Lido è bollente. E stavolta non c’entra il clima.
Di Aldo Luigi Mancusi
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