10 Agosto 2025
Doveva essere un intervento di routine, di quelli che “dopo qualche giorno di ricovero te ne vai tranquillamente a casa con le tue gambe”, aveva garantito l’equipe medica dell’ospedale Villa Scassi come raccontato dai parenti nella denuncia. E però quell’operazione chirurgica si è trasformata per un pensionato genovese e la sua famiglia in un incubo. Che lo ha portato rapidamente ad avere in sequenza emorragie, infezioni, arresti cardiaci fino alla morte arrivata un mese dopo l’intervento.
Ora sul decesso di un pensionato di 74 anni è stata aperta un’inchiesta della Procura che dovrà dire se si è trattato di un caso di malasanità oppure no. Il primo passo dell’inchiesta è stato quello di far scattare il sequestro delle cartelle cliniche e di tutti i documenti ospedalieri che sono stati acquisiti nei giorni scorsi dai carabinieri della Procura. Ora servirà analizzarli e decidere come procedere in vista dell’autopsia prevista per i prossimi giorni. Il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo. E ad oggi nessun medico o sanitario risulta iscritto nel registro degli indagati. Il pubblico ministero dovrà decidere se effettuare l’esame autoptico con o meno le prime notifiche degli avvisi di garanzia. Lo si saprà comunque nelle prossime ore quando ci sarà il conferimento dell’incarico al medico legale. L’indagine è scattata dopo l’esposto che i parenti del pensionato hanno depositato in Procura. Nella loro denuncia c’è tutto l’incubo vissuto in questi trenta giorni.
Il primo intervento avviene lo scorso 20 luglio. I referti medici acquisiti dalla Procura descrivono una lobectomia per rimuovere una parte del polmone dove, dicono i figli nella denuncia, “era stata evidenziata una macchia scura”. A prima vista non sembra una patologia oncologica. Tanto che il pensionato è titubante se farsi operare. Tuttavia i sanitari insistono e lo convincono. Tre giorni dopo l’uscita dalla sala operatoria del Villa Scassi di Sampierdarena le prime complicanze. Il settantaquattrenne inizia ad accusare una forte emottisi. Due giorni dopo i familiari vengono convocati dai medici in ospedale. A loro viene detto che serve un nuovo e urgente intervento operatorio. Questo perché a loro dire il polmone “si era infettato”. Un contagio, secondo i parenti, che non può che essere avvenuto proprio in sala operatoria durante il primo intervento o durante lo stesso ricovero in ospedale.
Durante la seconda operazione chirurgica il quadro si complica. Ci sono emorragie e il paziente necessita di diverse trasfusioni. Dimesso finisce in terapia intensiva e quindici giorni dopo ha un primo arresto cardiaco. I sanitari riescono a riprendere il battito ma, al tempo stesso, comunicano ai familiari il drammatico responso. Il pensionato ha varie infezioni tra cui la klebsiella. Il quadro clinico peggiora e dieci giorni il paziente muore il 5 agosto, molto probabilmente, a causa di una sepsi.
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