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Milano, studentessa riservista israeliana richiamata a Tel Aviv, la Statale annulla tre esami: "Obbligatoria la presenza", Udu: "Stop a favori pro-Israele"

Una studentessa israeliana iscritta alla facoltà di Medicine and Surgery all'Università Statale di Milano ha sostenuto tre esami da remoto, ma non le sono stati riconosciuti dalla normativa italiana. I collettivi studenteschi insorgono contro protesta della ragazza: "Stop ai favori agli israeliani"

26 Giugno 2025

Università statale di Milano

Una studentessa israeliana della facoltà di Medicina e Chirurgia in inglese dell'Università Statale di Milano ha minacciato conseguenze legali all'ateneo. La ragazza, riservista dell'esercito di Tel Aviv in area medica, è stata richiamata lo scorso anno col riaccendersi del conflitto in Medio Oriente. Per non interrompere gli studi, ha chiesto un percorso online per "motivi sanitari", sostenendo tre esami. La normativa italiana, però, non li ritiene validi in quanto svolti da remoto. I collettivi di studenti Udu hanno protestato contro l'Università e contro la studentessa: "Basta fare favori a Israele, la legge è uguale per tutti".

Milano, studentessa riservista israeliana richiamata a Tel Aviv, la Statale annulla tre esami: "Obbligatoria la presenza", Udu: "Stop a favori pro-Israele"

Per un anno, la studentessa israeliana ha potuto seguire online le lezioni della sua facoltà, direttamente da Israele. La sua laurea era prevista per i primi giorni di luglio, ma le è stato recentemente comunicato che non potrà prenderne parte, in quanto l'Università le ha annullato tre esami, che lei ha sostenuto da remoto, nel suo Paese.

L'irregolarità starebbe nel fatto che, secondo la legge italiana, lei non avrebbe potuto sostenere gli esami a distanza, essendo per quelli obbligatoria la presenza, pena l'invalidità. Nessun problema per il percorso didattico online, quindi, in linea con la circolare ministeriale del 20 novembre 2023, ma solo per gli esami.

La giovane si è rivolta agli avvocati, sostenendo di essere "vittima di un sistema e di un atteggiamento discriminatorio". La risposta dell'Università Statale è arrivata in una nota della rettrice Marina Brambilla: "L'ateneo prende le distanze da ogni tentativo di strumentalizzazione politica della vicenda, da entrambi i fronti".

Voci di protesta sono arrivate soprattutto dai collettivi universitari di sinistra: secondo loro, la studentessa israeliana avrebbe avuto in trattamento di favore. Infatti, gli esami, stando alla legge, non avrebbe neanche dovuto sostenerli. L'Unione degli Universitari (Udu) ha chiesto chiarezza, perché "le università non possono essere complici di un genocidio". Inoltre, "la deroga degli esami in presenza non è prevista nemmeno per studenti bloccati in zone di guerra, mentre esistono per l'esercito israeliano".

Uno studente della Statale invia un messaggio alla rettrice: "Quante teste insanguinate di bambini devo presentare avanti al suo ufficio per avere la stessa parità di trattamento? Mi faccia sapere".

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